23/01/2023 — La dipendenza tecnologica e la sovranità digitale (part.5)
La Russia. Un paese controverso e complesso al di là della retorica e della situazione geopolitica contingente. Eviterò di citare la famosa frase di Churchill per definire questa Nazione anche se resta l’aforisma più azzeccato per descrivere efficacemente il carattere Russo anzi, mi correggo, la politica Russa. In materia di sicurezza digitale la Russia sta cercando di navigare verso le acque più sicure e lo sta facendo con grande determinazione – qualcuno potrebbe dire, non a torto , con grande autorità. Devo dire a cosa mi riferisco parlando di “acque più sicure”? L’autarchia più estrema. Tema che torna sempre attuale sul dibattito legato alla sovranità digitale dei vari Paesi. Potrà risultare poco più interessante di una lista della spesa ma la Russia ha deciso da tempo di
– Creare una propria internet autonoma
– Creare un sistema tecnologico autonomo che va dalla produzione di microchip sino alle parti attive di rete.
Addirittura, si prepara ad usare una criptovaluta – una sorta di rublo digitale – per controbattere le sanzioni di guerra. Anche il problema di come finanziare questi progetti è stato “risolto”: molti fondi illegali sono fluiti in Russia attraverso un mercato del dark web chiamato Hydra, che è alimentato da criptovalute e che avrebbe gestito più di 1 miliardo di dollari di vendite nel 2020, secondo Chainalysis.
Da fonti abbastanza sicure i sistemisti di sicurezza Russi stanno sviluppando particolari virus di tipo Ransomware per indebolire le cripto valute occidentali. Nella prospettiva autarchica e sfruttando le sollecitazioni proprie di un periodo bellico nonché tenendo conto delle indicazioni formalizzate nella cd. “Information Security Doctrine”, la Russia ha avviato una generale revisione legislativa del quadro normativo vigente per realizzare, mediante l’introduzione di sofisticati sistemi generali di controllo e di sorveglianza massiva, una gestione centralizzata del cyberspazio, a presidio delle proprie infrastrutture critiche, e per cercare di prevenire il rischio di minacce suscettibili di pregiudicare la sicurezza e la stabilità dei servizi essenziali del Paese. Al fine di proteggere ulteriormente la sicurezza interna, proprio per questo parliamo di sovranità digitale, la Russia ha creato, come anticipato sopra e nel rispetto di quanto previsto dalla legge “Sovereign internet“, la propria rete nazionale cosiddetta “Runet”, che opera come sistema alternativo in grado di bloccare l’accesso a servizi digitali stranieri mediante strumenti di “filtro” utilizzati per la selezione del flusso informativo veicolato online. Può bastare? Beh, se non bastasse, Putin ha voluto mettere i cosiddetti puntini sulle ì confezionando un decreto legge che obbliga senza mezze misure le aziende private e pubbliche ad adottare sistemi di sicurezza, hardware e software, Made in Russia entro il 2025. Dove non arriva il consiglio e la pianificazione, ci si arriva con la coercizione. Ma, come detto ad inizio di questo articolo, la Russia è un paese a parte e non la si può giudicare con i parametri di noi occidentali. Per un Russo è quasi inconcepibile un Leader che non usi le maniere forti: se non dimostra di essere un duro e un prepotente che capo è? Tirando le somme; tutti i paesi, in un modo o nell’altro e con metodi legislativi ed organizzativi sostanzialmente diversi, vanno incanalandosi verso una stretta autarchica dei loro servizi digitali, un’applicazione unilaterale dei concetti espressi in altri articoli in tema di sovranità digitale. Questa è la cosa che conta, il resto son “chiacchiere e quisquiglie”. (Continua )
Andrea Cortona
Per una retrospettiva sugli articoli in tema di sovranità digitale ed autarchia digitale, rimandiamo il lettore ai seguenti articoli pubblicati in Stati Uniti di Italia: