Smart working: croce o delizia?
La pandemia ha reso usuale il termine smart working, visto che milioni di lavoratori si sono ritrovati, giocoforza, a dover lavorare da casa. Su tale argomento, tanto per cambiare, si è acceso, quindi, un ampio dibattito fra favorevoli e contrari. Come in tutte le cose, pensiamo che non ci sia una verità assoluta. Intanto, l’utilizzo di questa forma di lavoro, abbastanza inusuale, almeno in Italia, è dovuta, come detto, ad un evento imprevedibile e molto grave, come l’esplosione del Covid-19. Quindi, di punto in bianco, tantissime persone, sia dipendenti pubblici che privati, hanno dovuto abbandonare le loro usuali postazioni ed armati di pc hanno svolto, da casa, la loro usuale attività quotidiana.
Dopo mesi di smart working, ora sta però crescendo sempre più la voglia di normalità anche in questo campo; il non potersi confrontare direttamente con i colleghi, le riunioni tramite zoom non sono spesso il massimo, è qualcosa che è sicuramente mancato, ma vi sono pure altre questioni che spingono molti a sperare di rientrare in sede. In linea di massima, crediamo che il lavoro sia stato quantomeno svolto in egual misura rispetto a quello in ufficio e non ci sembra di capire, quindi, che vi siano stati evidenti cali di rendimento. Ora, un buon numero di addetti ha ripreso a lavorare in sede, ovviamente con le dovute precauzioni, ma ancora una buona fetta di persone è, tuttora, in smart; pare che si ipotizzi, in alcuni casi, addirittura una proroga fino al 31 dicembre. Molto dipenderà, naturalmente, dall’evolversi della situazione sanitaria, che, se stabilizzata e sotto controllo come noi auspichiamo, dovrebbe via via consentire il rientro al lavoro di tutti. L’utilizzo di questa forma lavorativa, ha fatto, però, riflettere sull’opportunità di sfruttarla anche in situazioni di assoluta normalità; pensiamo che per determinate categorie, possa essere una valida alternativa, ma, a nostro avviso, non dovrebbe comunque essere utilizzata su larga scala. Ad ogni modo, se tutti torneranno nelle loro sedi lavorative, vorrà dire che il Covid-19 non rappresenta più una minaccia e ciò, a prescindere da qualsiasi altra considerazione in merito, sarebbe una splendida notizia!
Maurizio Filippini