QUESTO GOVERNO ALLA RICERCA DI VOTI DA’ PROVA DELL’ESISTENZA DI DIO
Mi sono chiesto in questi ultimi giorni, davanti allo spettacolo offerto dalla politica, con la “p” minuscola, se la previsione del grande filosofo Emanuele Severino di una politica destinata al tramonto fosse oramai una prossima realtà. La ricerca spasmodica e sfacciata da parte degli esponenti della maggioranza di governo di nuovi “responsabili” pronti a rafforzare la traballante struttura governativa, chiamati alla corte di un nuovo monarca che incontra i favori della Chiesa di Papa Bergoglio, mi hanno indotto ad immaginare che la previsione di Severino fosse oramai una improcrastinabile necessità, con la tecnica pronta a sostituire una politica governativa incapace di sostenere la responsabilità, anche etica, che questo tempo complesso impone.
Di fronte all’allontanamento dei più dai valori che hanno forgiato l’Occidente, al cospetto del distacco da ogni “immutabile”, il passaggio finale dalla politica alla tecnica, da non confondere con i governi tecnici, alla Monti per intendersi, potrebbe davvero sembrare un percorso inesorabile: la tecnica che da strumento diventa soggetto agente, come tale capace di strumentalizzare anche la politica, così da accrescere la propria infinita volontà di potenza. Di fatto un passo ulteriore nella direzione di quella incessante, inarrestabile delega di poteri da parte della politica nazionale a organi sovranazionali (nel caso di Severino, ad una tecnica che superi ogni “entità” conosciuta, rendendo quest’ultima strumento della prima) con conseguente inesorabile svuotamento di ogni governo nazionale che, a differenza dell’attuale, dovrebbe essere espressione della maggioranza parlamentare quale a sua volta espressione della maggioranza politica indicata dai cittadini nelle urne. Tale eventualità prospettata dal maestro Severino è peraltro inaccettabile per chi creda davvero nella Politica, con la “P” maiuscola, posta al servizio dello Stato, avente come fine il perseguimento del benessere di coloro che fanno parte della stessa Comunità che la Politica è chiamata a governare, nel doveroso rispetto degli altri Paesi, intenti anch’essi a perseguire il benessere dei propri cittadini. Legittime quindi due domande: può un Governo che ha mostrato e mostra una significativa debolezza interna e, anche per questo, una forte dipendenza dall’Unione Europea, avere le caratteristiche necessarie per il perseguimento degli interessi dei propri rappresentati? L’altra, può un Governo che ha questuato voti e che tuttora tenta di imbarcare qualunque “volenteroso” pur di restare a Palazzo Chigi, espressione di maggioranze deboli, determinate da transfughi, fare degna mostra di sé ai cittadini e agli altri Paesi, garantendo la capacità di traghettare il nostro Paese fuori dal tempestoso mare in cui si trova a navigare? L’immagine di esponenti del governo intenti a cercare voti sino all’ultimo secondo, fa legittimamente temere che il ceto politico incaricato di governare, indisponibile a qualsiasi confronto reale con quella opposizione che, seppur maggioranza nel Paese, è nel Palazzo lasciata dietro il proscenio (“quelle pericolose destre”), sia assolutamente lontano dall’essere all’altezza della complessa situazione. Una situazione che al contrario richiederebbe un forte senso dello Stato ed un altrettanto forte senso di responsabilità condita dall’etica, difficili da chiedere a chi camaleonticamente accetta di essere sostenuto da qualunque maggioranza, pur di restare al timone, privo di conseguenza di una rotta ben definita e di una visione nitida del futuro, in balia dei flutti anziché nocchiero esperto. Sarebbe a questo punto auspicabile un immediato ritorno alle urne, affinché finalmente si ponga fine a questo decennio in cui un partito, il PD, seppur sconfitto inesorabilmente ad ogni tornata elettorale, avvertito oramai come il partito dei forti anziché come protettore dei deboli, si trova sempre a governare il Paese, o, in via subordinata, la creazione di un governo istituzionale di grande autorevolezza anche internazionale, che da un lato liberi il Paese dal camaleontico avvocato, e, dall’altro, consenta al Paese di interagire con l’Europa con quella dignità che il nostro Paese nel panorama internazionale ha sempre meritato. Un merito lo riconosco peraltro a questo Governo questuante: l’avere dato prova della entificazione del niente, che lo stesso peraltro rappresenta e, di conseguenza, della esistenza di Dio. Ed invero, le sue immutabilità ed adattabilità al cospetto dell’eterno divenire danno conto della sua appartenenza ontologica ad un pre-esistente immutabile, che per un cattolico è Dio: il Governo quale entificazione del niente, prova della esistenza di Dio.
Silvio Pittori
Eccellenti riflessioni su un fenomeno…il trasformismo…purtroppo nel DNA di una politica italica sin dai suoi primi passi troppo spesso votata alla politica con la p minuscola