Quando l’emergenza diventa consuetudine
Quante volte, purtroppo, in questi mesi abbiamo sentito nominare il termine emergenza, passando da quella sanitaria a quella, non meno gravosa, economica. In effetti, a nostro avviso, il vocabolo non era stato usato a sproposito a suo tempo ed anche ora, mitigata un pò la preoccupazione per la nostra salute, ci si preoccupa giustamente per i drammatici risvolti economici che la pandemia sta comportando.
Quindi, secondo noi, è doveroso, quando occorre, usare il predetto termine, ma non bisogna abusarne. In pratica, quello che temiamo seriamente è che per nascondere artatamente alcune magagne, qualcuno si trinceri, indebitamente, dietro un’emergenza che diventerebbe non un’eccezione, ma bensì la regola. Troppo facile, nascondere la classica polvere sotto il tappeto, non assumendosi determinate responsabilità. Dopo un certo periodo di tempo, infatti, è naturale che, se sono state prese adeguate contromisure, l’emergenza debba concludersi. Se, invece, da caso specifico diventa la regola o quasi, allora bisogna preoccuparsi alquanto. Vivere continuamente in uno stato emergenziale è assurdo e bisogna tassativamente evitare che i cittadini avvertano che non vi sia alcuna concreta via d’uscita. Si dibatte molto, ad esempio, rimanendo sul tema, se sia giusto prorogare ancora lo stato d’allerta che scadrebbe il prossimo 31 luglio. Non siamo dei virologi e neppure degli addetti ai lavori, ma seguiamo quotidianamente i dati relativi al contagio in Italia.
Ebbene, la linea tendenziale, a parte qualche focolaio sparso, dovuto a cattive abitudini, o determinato dall’ingresso nel nostro Paese di cittadini stranieri, ci pare essere confortante. Attenzione, il fatto che i numeri decrescano è rassicurante, ma non ci deve fare abbassare la guardia; da qui, però, a voler reiterare lo stato di emergenza fino al 31 dicembre, o almeno fino al 31 ottobre, ci pare davvero eccessivo. A meno che, il tutto non dipenda espressamente da un chiaro disegno politico; ma questa, forse, è un’altra storia….
Maurizio Filippini