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“L’OBIETTIVO: DARE UN’IMPRONTA NUOVA AL PAESE”

Quante volte sentiamo dire che la politica è distante dalla vita reale, troppo spesso rivolta ai “giochi di palazzo”, incapace di avvertire i bisogni reali delle persone e le loro aspirazioni.  Difficile negare che talvolta la politica possa essere da taluno interpretata come l’arte di bene amministrare sé stesso, la propria poltrona una volta raggiunta, destinando le forze alla propria rappresentazione, funzionale alla propria perpetuazione, più che alla rappresentanza dei propri elettori.

Apprezzabile quindi e, se vogliamo, mutuando un’espressione utilizzata nell’ambiente del Tour de France, “fuori categoria”, il politico che sappia pensare al futuro del Paese minimizzando il distacco della politica dalla realtà, mostrando sensibilità nei confronti delle necessità dei  cittadini. Un politico di tale fatta, concentrerebbe la propria attenzione su alcune questioni che negli ultimi quindici anni destano estremo interesse nelle persone, in quanto incidenti sulla loro vita. Proviamo ad elencarne alcune. L’elevato carico fiscale, con cui debbono fare quotidianamente i conti sia le  famiglie che le imprese; le disfunzioni della “Giustizia”, che non soltanto diventa spesso una sorta di calvario  per chi si trovi a conoscerla  da vicino, come imputato o come soggetto che necessiti di vedere riconosciuto  un proprio diritto in sede civile, ma si rivela altresì costantemente causa o, quantomeno, concausa della mancata  attrattività del nostro Paese per chi nello stesso voglia investire; l’elezione diretta del Presidente della Repubblica al di fuori degli accordi di palazzo, espressione finalmente della realtà civile, che abbia compiti anche esecutivi, nonché l’autonomia delle Regioni, con applicazione del principio di sussidarietà. Come immaginare che dette esigenze potessero trovare collocazione all’interno di un unico disegno di legge, oltretutto di riforma costituzionale? Al di là di ogni fantasia, ciò è realmente accaduto con la redazione del  disegno di legge Stati Uniti D’Italia. E’ sufficiente scorrerne il testo per accertarsi di come la proposta di riforma dei titoli contenuti nella Carta Costituzionale abbia tratto origine dai suddetti temi, cari ai cittadini. Tralasciamo la previsione della riduzione del numero dei parlamentari, contenuta già nell’articolo 56, previsione che, successivamente al deposito del disegno di legge, ha trovato applicazione concreta, e soffermiamoci in primo luogo sul cosiddetto “presidenzialismo”, di cui le forze di centrodestra, e non soltanto quelle, parlano costantemente in questi ultimi mesi: la sua raffigurazione plastica la troviamo all’interno degli articoli 83 e seguenti. L’articolo 83 recita “il Presidente federale ed il vice presidente sono eletti a suffragio universale e diretto”, mentre l’articolo 92afferma che “il Governo Federale è composto del Presidente federale e dei Ministri” . Traduzione atecnica: la fine delle camarille funzionali alla nomina del Presidente, con il governo del Paese affidato allo stesso, eletto finalmente dal Popolo (a dispetto dei soloni sostenitori  dell’idea che soltanto i presunti migliori possano votare, lasciando al popolo “panem et circenses”, con un’idea della democrazia da grande “reset”). Passiamo alla “Giustizia”, cui sono dedicati numerosi articoli destinati a riformare il titolo IV: le norme contenute negli articoli hanno di fatto anticipato i quesiti referendari sulla “Giustizia” appunto, andando persino al di là dei confini tracciati dagli stessi, prevedendo anche la facoltatività dell’esercizio dell’azione penale. L’indignazione suscitata nei più dalle rivelazioni del dott. Palamara, trova evidenza nell’obiettivo di Stati Uniti D’Italia, che è  tornare ad una Giustizia che sia avvertita come “giusta” dai cittadini. Peso fiscale: articolo 53, che recita  “ il sistema tributario è strutturato a livello federale, statale e comunale ed è informato a criteri di progressività. I redditi percepiti non possono esser sottoposti a tassazione in misura superiore al per cento a livello federale, al 15 per cento a livello statale e al 5 per cento a livello comunale”. Una previsione che tende a porre un freno all’attuale insaziabile esigenza dello Stato centrale, vissuto dai cittadini e della imprese  come un pozzo senza fine. Anche questa previsione ha assunto un ruolo importante nella politica italiana, oggetto di dibattito all’interno dei partiti. Inoltre autonomia regionale (”statale”), prevista nel titolo VI, autonomia allineata con la previsione del nuovo sistema tributario richiamato anche dal predetto articolo 53. E’ pertanto chiara l’impronta innovativa del disegno di legge costituzionale “Stati Uniti D’Italia”, talmente innovativa che la Politica sembra destinata ad inseguirne le singole previsioni, avvertite come assolutamente condivise dal cosiddetto tessuto sociale: ciò spiega perché anche molti giovani, di solito poco attratti dalla Politica, seguano “Stati Uniti D’Italia”, chiedendone di farne parte, contribuendo dall’interno alla sua costante vivacità.

Silvio Pittori

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