L’Italia fotografata da Confindustria-Cerved, tra posti di lavoro persi e imprese a rischio default
I numeri sono drammatici e parlano più di qualunque altra cosa. Sono quelli che riguardano i posti di lavoro persi nel nostro paese a causa dell’emergenza sanitaria che ha costretto la maggior parte delle attività economiche a mesi di chiusure forzate e diversi dipendenti alla cassa integrazione. Parliamo di circa 1,3 milioni di unità senza più un impiego. Ma parliamo anche di una percentuale altissima, siamo sul 40%, di ristoranti a rischio fallimento. Il lockdown non ha per niente aiutato. Parte dei ristori è arrivata, ma nemmeno a tutti in realtà. Questi soldi stanziati dal Governo, però, non sono bastati a rientrare con le spese che un imprenditore e gestore del locale ha dovuto affrontare a prescindere dalla mole di lavoro. Infine, le società che organizzano fiere e convegni.
Questa è la fotografia che è stata scattata da Confindustria e Cerved, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, è resa pubblica dal Rapporto Regionale PMI 2021. I dati fanno riferimento, si diceva, ai posti di lavoro persi per il complesso delle imprese italiane, quindi PMI ma anche piccole e grandi imprese, nel periodo compreso tra dicembre 2019 e la fine del 2021. Il settore è quello dei servizi, tra i più colpiti dalla crisi sanitaria. Le perdite più consistenti, dice il Rapporto di Confindustria e Cerved si sono registrate nel nord-ovest del Paese (con 399mila addetti al settore), a seguire il nord-est.
Dati drammatici se scendiamo più nel dettaglio. Perché quasi la metà dei ristoranti rischia udere definitivamente e non riaprire mai più. La presenza di PMI con un reale rischio di default nei prossimi dodici mesi supera i due terzi tra le società che organizzano fiere e convegni. Situazione difficile anche per gli alberghi. Un terzo potrebbe non superare la fase di ripresa dalla pandemia, anche se il Mezzogiorno soffre di più rispetto al Nord-Est (praticamente la stima risulta pari al doppio). Criticità sui mancati pagamenti, spero per le società in cui c’è stato un vero crollo dei ricavi. Ci sono spa che le società che si occupano di intrattenimento. Le Regioni più penalizzate? Lazio e Sardegna, dove un’elevata presenza di PMI nei settori maggiormente colpiti dalla crisi sanitaria si è combinata con un tessuto imprenditoriale già molto debole. Soffre meno il Sud del Paese. Perché qui il settore dell’agroalimentare è quello che trova più spazio, ma è anche quello che ha risentito molto meno della pandemia e degli effetti che questa ha prodotto sul territorio.
Irma Annaloro