L’epidemia rende le strade più sicure. Ma questo non può e non deve bastare.
Nel 2020 il numero degli incidenti stradali e delle vittime è diminuito rispetto all’anno precedente. E’ l’effetto del lockdown che ha ridotto la circolazione dei cittadini nelle strade italiane e di conseguenza ha reso le nostre vie di comunicazione in qualche modo un po’ più sicure. Parliamo di un meno 29,5% di incidenti stradali nei primi nove mesi dell’anno (rispetto al 2019), 32% in meno di feriti provocati da incidenti stradali, meno 34% delle vittime (e forse è questo il dato più significativo) e meno 40% di incidenti e feriti.
E’ chiaro, però, che tutto questo sia solo merito della quarantena che ha contribuito a ridurre drasticamente il numero di veicoli e persone in circolazione e ha inciso sugli spostamenti all’interno dei centri urbani e sulle strade extraurbane principali. Parliamo, come abbiamo appena visto, di numeri che certificano cifre confortanti su questo fronte. Ma possiamo veramente dichiararci soddisfatti? In parte sì, perché il dato fondamentale è che, almeno nei primi nove mesi dell’anno, gli incidenti stradali si sono ridotti in maniera drastica. Dall’altra parte, però, questo deve portarci a riflettere. Perché, se è vero che tra luglio e settembre (quando si è registrata una consistente ripresa della libera circolazione) il tasso di incidenti stradali è tornato a crescere, è pur vero che una volta che usciremo dal tunnel dell’emergenza sanitaria la situazione sulle nostre strade tornerà a precipitare.
Nel nostre Paese le strade non sono, poi, il massimo della sicurezza. C’è un istituto belga che ha studiato e analizzato le arterie di comunicazione di tutta Europa. L’Italia sta a metà classifica, sotto Francia e Spagna. Il Bel Paese, purtroppo, detiene un numero di vittime della strada superiore rispetto alla media dei Paesi Ue. Le cause degli incidenti stradali, naturalmente, sono numerose. Distrazione del conducente del mezzo, l’eccessiva velocità. Ma non dobbiamo dimenticare che, spesso, il problema più ingombrante è la pochissima sicurezza delle nostre vie di comunicazione, segnaletica scarsa o comunque poco visibile e un’illuminazione assente. Sarebbe già un passo in avanti provare a lavorare su questi tre aspetti per avere un risultato sicuramente migliore.
Dove trovare i soldi? Ecco, basterebbe già prevedere una piccola cifra del Recovery Fund, il piano nazionale per la ripresa dalla pandemia che dovrebbe portare in Italia circa 209 miliardi di euro. I Comuni hanno già reclamato un ruolo centrale nella gestione del Piano, con il sindaco di Bari e presidente dell’Associazione nazionale dei Comuni Italiani che si è fatto portavoce di questa istanza presentando le dieci linee guida su cui le città intenderebbero muoversi. E ne hanno tutto il diritto. Anche perché i Comuni sono i “principali e più efficienti investitori pubblici”. Molto bene. Bisogna ricordarsi, però, di prevedere uno stanziamento non indifferente anche per la manutenzione stradale. Perché va benissimo il lavoro egregio che sarà fatto per la mobilità sostenibile e per la riduzione di inquinamento nelle nostre città. Ma le nostre strade devono comunque poter essere sicure, per i nostri automobilisti e per i nostri pedoni.
Irma Annaloro