L’ATTUALITA’ DELLA RIFORMA DELLA LEGISLAZIONE CRIMINALE TOSCANA DEL 30 NOVEMBRE 1786 DI CUI FU ARTEFICE IL GRANDUCA LEOPOLDO
Prosegue il testo con la seguente affermazione di un’attualità sconcertante: “abbiamo finalmente riconosciuto che la mitigazione delle pene, congiunta con la più esatta vigilanza per prevenire le ree azioni, e mediante la celere spedizioni dei processi e la prontezza e la sicurezza della pena dei veri delinquenti, in vece di accrescere il numero dei delitti ha considerevolmente diminuiti i più comuni e resi quasi quasi inauditi gli atroci, e quindi siamo venuti alla determinazione di non più lungamente differire la riforma della legislazione criminale, con la quale abolita per massima costante la pena di morte … eliminato affatto l’uso della tortura … e fissando le pene proporzionate ai delitti, … ci siamo determinati a ordinare con la pienezza della nostra suprema autorità quanto appresso …”. Quanti spunti di interessante riflessione in questa Riforma, e nel percorso seguito per arrivare con convincimento alla stessa, risalente, non dimentichiamolo, al lontano anno 1786, ed il cui contenuto è di sconcertante attualità. Molti nel ricordarla si concentrano soltanto sulla abolizione della pena di morte, scelta certamente innovativa su tutto il territorio europeo e di assoluto rilievo morale e giuridico, ma dovrebbero essere il percorso seguito per addivenire alla Riforma e le motivazioni addotte per imporre l’abolizione della tortura e l’abolizione della pena di morte “per massima costante”, a suscitare vivo interesse. Ed invero, propedeutici alla Riforma risultano essere le “indicazioni” dirette ai giudici (ai Tribunali) ed il pronunciamento di specifici editti, con i quali veniva evidenziata la necessità di ricorrere ad un rafforzamento della prevenzione dei delitti, ad un processo celere, ad una pena certa ma proporzionata ai “delitti”, al fine di verificare se così procedendo fosse possibile ottenere una diminuzione dei reati, pur al cospetto di una temporanea abolizione della tortura e della pena di morte, riversando poi gli esiti di detta verifica empirica in una “massima costante” contenente anche, in via definitiva appunto, detta duplice abolizione. Un pensiero certamente influenzato dalle idee illuministe e, nello specifico, come poc’anzi evidenziato, dalle idee di Cesare Beccaria, dei fratelli Verri e di altre menti illuminate del nostro Paese.