La scure del Covid-19si è abbattuta sulle città d’arte: il caso Firenze.
Passeggiando nel centro Firenze in questi giorni, alcune cose balzano facilmente agli occhi. Innanzitutto la mancanza dei turisti stranieri, specialmente quelli che, diligentemente, erano soliti seguire una classica guida turistica per le vie della città. Diretta conseguenza di ciò, si notano, purtroppo, un buon numero di saracinesche ermeticamente chiuse di bar e ristoranti che stanno pagando duramente l’emergenza.
Oltre al predetto settore, anche altri tipi di esercenti sono, nelle città d’arte, in grave difficoltà. I negozi di souvenir, ad esempio, sono melanconicamente deserti e c’è molta trepidazione per il prossimo futuro. Insomma, girare per il capoluogo regionale toscano, come per Roma o Venezia fa certamente effetto. Ci sono, in verità, i vacanzieri italiani che, in qualche modo, cercano di colmare il vuoto creato da chi viene dall’estero, ma difficilmente il turismo nostrano, riuscirà a compensare del tutto quello proveniente dagli altri Stati. Purtroppo, per chi ha subito e sta tuttora avendo delle perdite economiche rilevanti, non ci sono stati, da parte del Governo, degli aiuti effettivamente consistenti e tempestivi, quantomeno per sanare, almeno in parte, questo disastroso periodo determinato dall’improvviso avvento del Coronavirus. Se, dunque, il centro storico fiorentino soffre moltissimo la mancanza di turisti, le periferie, anche quella di Firenze, offrono, fortunatamente, uno scenario migliore. Ad esempio, ci sono vari ristoranti che postano su Facebook delle foto in cui viene ritratto praticamente e molto spesso esaurito il proprio locale, mentre, come detto, ristoranti anche prestigiosi del centro, sono costretti a ribassare i prezzi, offrendo il servizio d’asporto o la consegna a domicilio. Insomma, il Covid-19 è una vera calamità, non solo dal punto di vista sanitario, ma anche economico; tra l’altro, purtroppo, nonostante qualcuno si ostini ad essere ottimista, affermando che ci sarà un significativo rimbalzo, ci chiediamo se si riferisce al periodo di lockdown e quindi è palese che ci debba essere un miglioramento, oppure se raffronta i dati con gli stessi mesi del 2019. In questo caso, permetteteci di dissentire apertamente, pur sperando, ovviamente, che le cose ritornino, al più presto, alla completa normalità. Auguriamoci, dunque, che quanto prima si possa avere a disposizione un efficace vaccino che ci immuni dal temibile Covid-19.
Manuel Vescovi