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IL GREEN PASS DELLA DISCORDIA

Da settimane, il Green Pass, ovvero il certificato verde è al centro della polemica politica. C’è chi lo vede come una sorta di costrizione e chi, viceversa, come un elemento di assoluto valore. Siamo in democrazia e quindi è giusto e naturale che ci siano opinioni molto diverse, tutte rispettabili. E’ chiaro, peraltro, che il documento in questione, testimonianza diretta di aver fatto il vaccino, sta diventando sempre più fondamentale nella nostra vita di tutti i giorni; un solo esempio, se dobbiamo prendere un treno ad Alta Velocità è necessario averlo. Così come per andare al ristorante, oppure a vedere una partita di calcio, o qualsiasi altro evento sportivo o musicale. Insomma, chi non si è ancora vaccinato, rischia di essere tagliato fuori da svariate forme di socializzazione, con tutte le ovvie implicazioni del caso. Il sottoscritto si è vaccinato perchè ritiene che bisogna dare credito agli addetti ai lavori e perchè la doppia iniezione pare, dati alla mano, quantomeno possa scongiurare in gran parte la possibilità di prendere il Covid in maniera molto pesante, rischiando quindi di andare in terapia intensiva e magari pure di morire. Una scelta che non è stata, ovviamente, obbligata, ma che riteniamo, stante la situazione, decisamente ragionevole, almeno dal nostro punto di vista. Penso, infatti, che si debba sempre più limitare la circolazione di un virus con cui, per chissà ancora per quanto tempo, dovremo, purtroppo, convivere. Recenti affermazioni altolocate, paiono, tra l’altro, essere orientate a rendere obbligatoria la vaccinazione; il nostro modesto parere è che i sanitari debbano essere assolutamente tutti vaccinati, mentre per altre categorie di lavoratori, lascerei al buonsenso delle persone l’ultima e risolutiva scelta. Un altro problema direttamente collegato al Green Pass, riguarda l’accesso alle mense aziendali; chi non ha il certificato non può accedervi, ma sappiamo che, specialmente nel pubblico, si è ovviata a quella che potrebbe essere vista come una disparità di trattamento, con l’organizzazione di un servizio d’asporto che consenta, dunque, ugualmente, al dipendente di poter usufruire del pasto, come il collega vaccinato. Insomma, è innegabile che la questione relativa alla certificazione verde, sia tale da creare un ampio e variegato dibattito; l’importante è che non si trascenda, rispettando le varie idee che, però, devono essere manifestate in modo pacifico, senza creare potenziali problemi di ordine pubblico. Il nemico da combattere, possibilmente tutti assieme, è il Coronavirus e quindi, ognuno, secondo la propria coscienza, deve fare la sua parte, ricordandosi di essere integrato in una comunità. In pratica, liberi di scegliere se vaccinarsi o meno, ma con la consapevolezza che non siamo degli eremiti e pertanto determinate opzioni, specialmente quando si tratta di salute, devono essere seriamente ponderate….

Maurizio Filippini

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