IL DISPERATO GRIDO D’AIUTO DEL MONDO DELLA CULTURA
Fra i molteplici settori colpiti pesantemente dalla pandemia, c’è sicuramente il variegato e qualificato comparto culturale. Stiamo parlando di chi lavora nei teatri, negli studi di posa cinematografici, nei musei, nei siti archeologici etc. Tantissimi lavoratori che, per l’ennesima volta, sono stati penalizzati da un Dpcm che pone ulteriori restrizioni anche in questo ambito. Già, anche prima del Covid-19, i cinema, ad esempio, erano abbastanza in crisi, vista la possibilità, direttamente da casa, di poter vedere, comodamemte ed all’orario preferito, anche film di recentissima uscita. Ora, la confermata chiusura delle sale, potrebbe, dunque, dare il colpo di grazia a molti gestori che s’interrogano sul fatto di come le proprie strutture, vista la distanza fra gli spettatori, possano effettivamente diventare luoghi di trasmissione del Covid-19.
Stessa domanda, se la pongono, giustamente, gli appassionati di teatro che non potranno più accedere a platee e palchi dei vari immobili, spesso veri e propri gioielli architettonici, destinati alle rappresentazioni. Anche in questo caso, siamo certi che sarebbero state peraltro garantite idonee misure di sicurezza interpersonale, ma qualcuno la pensa, ahinoi, ben diversamente. La cultura, nella sua accezione più ampia, rischia, quindi, di uscire fortemente ridimensionata da questo periodo pandemico ed in diversi si chiedono in quanti riusciranno, effettivamente, a risollevarsi del tutto. Lo Stato ed anche le Regioni sono chiamati a fare la loro parte, ad esempio, finanziando e agevolando sempre più l’utilizzo di apposite piattaforme multimediali, dove si potrebbero comunque visionare, magari ottimi spettacoli teatrali, ovviamente dietro il pagamento di un adeguato ticket. Bisogna che in un Paese dove la cultura è stata, nei secoli, un fattore rilevante, quest’ultima venga, quindi, preservata dalle avversità e giustamente supportata. Poter ugualmente assistere ad una rappresentazione, pur se non direttamente a teatro, dovrebbe essere, lo ribadiamo, un’opportunità da offrire ai tantissimi appassionati. La cultura è vita e senza di essa si diventa come degli automi e nessuno di noi, certamente, vuole diventarlo. Il Coronavirus si è abbattuto come una vera e propria calamità su tutti noi e dovremo conviverci, purtroppo, per chissà quanto tempo ancora, ma chiudere musei, teatri, cinema e quant’altro sia un’espressione culturale, significa, oltre a mettere in crisi tanti lavoratori e le loro famiglie, anche privarci di una sorta di valvola di sfogo che, oltre ad arricchirci personalmente, potrebbe essere, visti i tempi, pure un toccasana dal punto di vista psicologico.
Manuel Vescovi