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21/11/2020 — ENOGASTRONOMIA: ECCELLENZA E UNICITA’ ITALIANE

Questo breve scritto è frutto di un mio intervento seminariale fatto prima del sopraggiungere della pandemia.

Lo propongo al presente (i verbi andrebbero declinati in realtà tutti al passato) per un moto di speranza, volendo indicare una idea di percorso attraverso il quale raggiungere di nuovo, e superare, le asticelle cui gli operatori italiani erano pervenuti nel periodo antecedente al disastro economico, umano e sociale che stiamo vivendo, asticelle che troverete sparpagliate nel presente lavoro.

Per dirla con Marcello Veneziani: “Ho nostalgia di futuro!”.

Il cibo è nutrimento, scoperta, piacere, convivialità.

Prodotti alimentari e cucina sono un vero e proprio patrimonio culturale che trae origine da passione, professionalità, ingegno e fantasia di agricoltori, artigiani e cuochi.

Aprire al turista questo mondo facendogli cogliere le tante sfumature che rendono unici e, talvolta, irripetibili, i cibi dei diversi territori italici, può voler significare fargli vivere un’esperienza indimenticabile, una specie di “viaggio nel viaggio”.

La collaborazione fra imprese del settore agroalimentare e quelle del turismo per ottenere l’offerta di un prodotto turistico emozionale e di alta qualità, manifesta una grande opportunità di crescita per ambedue i settori.

Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo il turismo enogastronomico è un segmento in forte ascesa. Nella sola Europa sono circa 600mila le vacanze all’insegna dell’enogastronomia e oltre 20 milioni i viaggi che includono attività enogastronomiche.

La vacanza enogastronomica attira non solo da fuori Europa e dall’Europa, ma dall’Italia stessa.

In base alla ricerca condotte dalla World Food Travel Association, l’interesse verso le esperienze enogastronomiche è in sensibile aumento rispetto agli anni scorsi e, ben il 92% dei viaggiatori negli ultimi due anni ha preso parte ad attività legate al cibo, al buon vino e alla birra artigianale.

Per il 21% le attività gastronomiche hanno contribuito ad essere il principale motivo del viaggio, mentre il 58% ha svolto la vacanza per partecipare ad esperienze enologiche, ossia legate al vino, alla birra e ad altre bevande alcoliche e spiritose.

Non solo l’interesse, ma anche la percezione della rilevanza di questo aspetto nella scelta della destinazione è cresciuta: il 58% degli italiani considera oggigiorno l’enogastronomia la ragione primaria del viaggio rispetto a cinque anni fa. Non è, quindi, un caso che il 69% degli intervistati dichiari che le proposte enogastronomiche del luogo di destinazione siano state da stimolo precipuo alla visita.

Quando viaggiano i turisti ricercano una pluralità di proposte e attività innovative ed autentiche, come esperienze enogastronomiche nei ristoranti, visite guidate nelle aziende agricole e nelle cantine, festival ed eventi legati al cibo, al vino, alla grappa e alla birra, spesso abbinate ad ulteriori attività (culturali, motorie e sportive, shopping, etc.). La scelta tende a ricadere su destinazioni che offrono un’offerta ampia e variegata che includa anche la bellezza della località.

L’interesse per l’enogastronomia non si esaurisce al concludersi della vacanza. Esperienze enogastronomiche soddisfacenti contribuiscono a rendere questi turisti più inclini a ritornare (75%) ed a raccomandare ad amici e parenti (81%) il luogo visitato, ma anche ad acquistare prodotti tipici una volta ritornati alla propria residenza abituale (59%).

Oggi il cibo non è più semplicemente una “fonte di sostentamento”, ma è un modo per stare bene, per “fare comunità”, per divertirsi, per sperimentare, per conoscere la storia, le tradizioni ed i costumi delle città “perlustrate”.

Inoltre è cresciuta l’attenzione verso le pietanze salubri.

La ricerca della qualità e della tipicità del prodotto è ritenuta oggi un fattore rilevante da ben l’87,6% degli italiani (dati Censis, 2015), che sono indotti sempre più a cercare spazi dove trovarli e ritrovarli, godendo, oltre dell’area turistica dove ci si reca, anche di quel certo “piatto”, di quel determinato vino, di quella specifica birra, di quel particolare distillato. L’enogastronomia è cultura, connessione tra umanità e territorio, fra passato, presente e futuro.

La cultura enogastronomica è parte integrante di quella più ampiamente intesa. Il cibo e il vino sono espressioni di un territorio, delle sue tradizioni, delle persone che lì vivono, mostrandosi al contempo elementi di identificazione e di differenziazione.

Il cibo e il vino, infatti, non sono solo alla base del sostentamento dell’individuo, ma costituiscono anche strumenti di trasformazione culturale e antropologica. La stessa Organizzazione Mondiale del Turismo ha riconosciuto il turismo enogastronomico come parte di quello culturale e del patrimonio ideale, sociale e storico di uno Stato.

Lo sviluppo turistico genera processi di globalizzazione e di valorizzazione delle risorse locali, ossia una sorta di Glocalization.

In un mondo sempre più aperto, globale e social il visitatore desidera emozioni autentiche e identitarie, concrete e non virtuali ed eteree: la presenza di bellezze artistiche, architettoniche e paesaggistiche di elevato pregio non sostanzia più il solo elemento nel processo decisionale: chi viaggia desidera avere la possibilità di entrare in contatto con la cultura delle comunità locali.

In questo contesto, l’enogastronomia ha assunto una rilevanza che mai aveva avuto in passato. Sebbene un buon pranzo con prodotti locali abbia sempre forgiato un elemento fondamentale nella vacanza, oggi il turista si mostra maggiormente interessato ad andare oltre il semplice consumo dei prodotti tipici, aspirando a conoscerne le origini, i processi e le modalità di produzione e, attraverso questi, il territorio, le vicende storiche, artistiche e sociali, la vita stessa delle persone comuni.

L’enogastronomia è diventata uno “strumento” privilegiato, racchiudendo e veicolando tutti quei valori che il “villeggiante” contemporaneo ricerca, ossia: rispetto della cultura, dei costumi e delle tradizioni, autenticità, sostenibilità ambientale, rispetto della Natura e degli animali e benessere psico-fisico.

Possiamo convintamente affermare che la dimensione esistenziale di cui abbiamo sino ad ora parlato sia coperta, senza ombra di dubbio, dall’ombrello protettivo dell’art. 9, comma 2, della Costituzione (“Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”), disposizione che funge – e certamente fungerà –  da volano per l’economia italiana, sia nel versante interno sia in quello internazionale, specie nei risvolti strategici nel settore delle esportazioni.

Prof. Fabrizio Giulimondi