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Della politica e della fantasia: dalla scienza del buon governo all’ arte della conquista e della conservazione del potere.

Nell’ attesa che la montagna partorisca il topolino e che il Renzi d’ Arabia finisca di concordare con il trio Conte, Di Maio e Zingaretti  al termine della sceneggiata di quante poltrone necessiti (in primis per la sua Maria Elena nazionale) e la sua fetta di incassi da trarre sui Recovery fund, assistiamo ad un secondo inedito: per il vero anche questo senza alcun precedente nella nostra storia repubblicana.

Il primo inedito lo dissi l’ altra volta era rappresentato non tanto da una delle tante crisi al buio (ma poi mica tanto al buio), quanto nella sua assolutamente falsa premessa (senza di noi il baratro: come dire noi siamo la soluzione e non il problema), ma il secondo  inedito è ancora più stupefacente del primo e davvero dirompetene sulla consolidata prassi costituzionale laddove solitamente il mandato esplorativo è da sempre stato conferito ad un ipotetico Premier in pectore che, accettando con riserva, va a cercarsi i numeri prima di tornare dal Presidente per l’ accettazione o la rinuncia.

Mai era avvenuto un mandato esplorativo nel quale assistiamo al fatto che il soggetto investito debba  andare a cercarsi i voti non per se stesso, quanto piuttosto a beneficio di un terzo (il Conte ter), un vero e proprio mandato per un contratto a favore di terzo. Disciplina civilistica appunto dei contratti ma mai utilizzata nella prassi costituzionale del procedimento di nomina del Presidente del Consiglio.

Comunque vada nessuno si preoccupi: i voti si troveranno anche perché in fondo nella testa di tutti c’ è solo una vera (e nemmeno tanto inconfessata) preoccupazione: ossia quella di  arrivare in qualsiasi modo e disperatamente fino ad aprile dopodiché, causa semestre bianco il loro (indennizzo/stipendio) è assicurato fino a fine legislatura e molti di loro non torneranno a fare i disoccupati quali erano in quanto si sa e per dirla come Zarko Petan: “i nostri politici sono dei dilettanti con stipendi da professionisti”.

E’ la disoccupazione e la pressoché totale consapevolezza in molti di essi senza alcun titolo di studio o professionale  e nessuna esperienza lavorativa, che genera la necessità di accettare qualsiasi cosa dicendo e facendo l’ esatto contrario di quello che avevano giurato di non dire o di non fare: ma, come dire, nihil sub sole novi, rispetto alle ordinarie miserie dell’ animo umano e, come giustamente affermato da Fabrizio Caramagna, “in politica è più redditizio contraddirsi che ripetersi. Gli elettori amano la novità e non sopportano la noia”.

Il reale problema è che questi improvvisati della politica che a malapena parlano un italiano grammaticalmente accettabile, che al massimo hanno maneggiato un registratore di cassa o un banchetto di noccioline, stanno rappresentando un Paese di circa sessanta milioni di abitanti, milioni di famiglie e lavoratori allo stremo, centinaia di migliaia di partite iva, piccole e medie imprese,  interessi finanziari e bancari tra economia reale e finanziaria, senza contare i complicati rapporti di geopolitica internazionale nella quale sfido chiunque a capire l’ Italia che gioco sta giocando tra Stati Uniti,Cina, Russia, Turchia, Iran, Paesi arabi e stato di Israele: mistero.

Su un punto però c’ è unanime la convergenza di tutti e persino la consapevolezza dello stesso  Avvocato di Volturara Appula: non è più possibile continuare ad opprimere oltre ogni misura la nostra asfittica economia in termini di fallimento del market to market e quindi di una crisi originata non solo dalla contrazione della curva dell’offerta, dovuta agli effetti pandemici e di una assoluta pessima gestione governativa di essi, ma anche dalla caduta della domanda interna. Questo emerge anche da come analizzato dal Centro studi di Confindustria che parla non a caso di una vera e propria “tempesta perfetta” quella abbattutasi sulla nostra economia a causa appunto proprio del doppio shock di domanda e offerta.  E la stessa crescita del risparmio, più che aspetti virtuosi, rappresenta la fotografia di una oggettiva contrazione dei consumi dovuti proprio all’incertezza che continua a evidenziarsi sui tempi di uscita dalla crisi pandemica ed economica.

E la consapevolezza di ciò basta leggerla anche nella Nota di aggiornamento al Def predisposta dal nostro Ministro dell’ Economia sulla scia delle continue bacchettate dell’ Europa, laddove si comincia a parlare in maniera per il vero poco convinta di interventi restrittivi meno scellerati rispetto a come invece fatto finora.  

Diversamente continuando nei disastri finora provocati tra mancati ristori e misure sbandierate e mai attuate causa assenza di decreti attuativi, il Pil continuerebbe a scendere ulteriormente , sia pure in misura nettamente inferiore rispetto alla prima metà del 2020. Tanto è vero che nel secondo trimestre la caduta del Pil è stata del 12,4% rispetto al trimestre precedente e del 17,3% in termini tendenziali.

Così continuando verrebbe infatti a registrarsi un deficit nella nostra bilancia commerciale in termini di minori esportazioni di beni e servizi anche a causa dell’ incremento degli effetti pandemici di oltralpe e dintorni , tanto da determinare una ulteriore contrazione del nostro Prodotto Interno Lordo con conseguenze ancora più gravi nei prossimi mesi di quest’ anno, ove a fronte di uno scenario più favorevole di una crescita del 6%, la crescita del Pil si arresterebbe all’1,8 per cento andando così incontro ad una nuova recessione, con effetti ancor più gravi sui livelli occupazionali e quindi di decrescita del reddito circolante e consequenziale impatto negativo anche sui conti pubblici.

Per dirla come affermato dal Governatore della Banca d’ Italia Visco “non è in discussione la sostenibilità del debito, ma mantenere il debito a livelli del 150%” cosa questa “ molto pericolosa perché lo espone a shock”. Lo stesso Governatore continua infatti sulla necessità di  un’ azione di politica economica che “deve fondarsi anche sull’obiettivo di conseguire un progressivo riequilibrio dei conti pubblici nel medio termine”.  

Una politica, lo si comprende bene, assolutamente improponibile con gli scenari politici che si vanno profilando all’ indomani in cui si sarà raggiunta in qualsiasi modo una raccogliticcia maggioranza inevitabilmente in disaccordo su tutto e che per lo più non ha la minima consapevolezza degli effettivi scenari economici della loro (non) politica. 

Ma del resto che dire nel momento in cui la disciolta maggioranza  parla appunto al fine di trovare un possibile  collante  di un possibile “rischio” elezioni”?

Già perché ascoltare gli elettori, ossia il presunto popolo sovrano (sic),  è appunto un rischio confermandosi così quanto affermava  Albert Einstein allorchè ammoniva del fatto che  quando si ha un problema e contate per risolverlo sulla la stessa mentalità di chi l’ ha generato, si finisce appunto per avere due problemi.

Ma una cosa è certa non durerà all’ infinito e non potranno continuare a nascondere all’ infinito i reali problemi con i grandi ventilati successi vantati anche ora che sono usciti dalla porta e si accingono  a rientrarvi  dalla finestra. E la bocciatura dei Recovery plan sarà la loro reale dead line.

Per ora continueranno con le loro mostruose bugie ossia come continuare a vedere i fuochi d’artificio di giorno: per carità fanno molto rumore, peccato nessuno li vede.
                                                                                                                       Mauro Mancini Proietti

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