Covid19 – il dramma dell’Istruzione
“la lettura dei libri ci potrà aiutare ad evitare la disumanizzazione nel rapporto con gli altri”
Il riaffacciarsi della Pandemia non sta determinando solo il riacutizzarsi di una malattia virale che riduce , tra l’altro, la capacità respiratoria, ma anche di una piaga sociale vissuta fino al primo dopoguerra: l’ignoranza dovuta ad una crescita dell’ analfabetismo di ritorno e cioè “ quel fenomeno attraverso il quale un individuo che abbia assimilato nel normale percorso scolastico di alfabetizzazione le conoscenze necessarie alla scrittura e alla lettura, perde nel tempo quelle stesse competenze a causa del mancato esercizio di quanto imparato.”
La sottovalutazione da parte del Governo della necessità di riorganizzare e potenziare con urgenza e continuità due sistemi vitali della nostra esistenza, la sanità e l’istruzione, ci sta riportando indietro nel tempo in un vortice fatto di promesse non mantenute, di false illusioni, di progetti non perseguibili , di perdita di credibilità delle istituzioni, la perdita dei valori e di una sempre più devastante perdita di personalità da parte dei nostri ragazzi. La tendenza ormai sempre più accentuata della società a valorizzare l’apparire rispetto all’essere, sta ormai minando le fondamenta delle basi sulle quali, fino agli anni ’80, si basavano i principi costitutivi del nostro futuro: la famiglia, lo studio ed il lavoro.
Genitori sempre più presi dalla carriera e dalla pervasiva voglia di mergere sui social, dedicano sempre meno tempo ai figli, per trasmettere loro gli insegnamenti ricevuti dalla propria famiglia quale il rispetto per gli altri , il rispetto per le regole ed il rispetto verso se stessi. Figli sempre meno seguiti dai genitori, che si lasciano andare a spiriti di emulazione assumendo quali esempi, soggetti terzi, dai calciatori ai cantanti, dai partecipanti ai programmi televisivi quali il grande fratello o l’isola dei famosi oppure “temptation island”, dove lo scopo dei partecipanti è, sostanzialmente quello di mettere in campo tutto il peggio di loro stessi per raggiungere un obiettivo effimero ma efficace, la notorietà, per guadagnare soldi con facilità nelle comparsate nelle discoteche e nei locali, oltre che in trasmissioni trasgressive, becere e poco edificanti dove cerchi di apparire per aumentare l’appeal nei confronti di chi ti segue sui social. Trasmissioni che ti cacciano se bestemmi ma che ti appoggiano se sei violento o se sei disposto ad umiliarti o a parlare male degli altri fino a rovinargli l’esistenza. Questi stereotipi ondivaghi e fragili, appaiono agli occhi di che frequenta i social, degli esempi da seguire, da imitare, quasi da idolatrare, perdendo così ogni possibilità di realizzarsi con le proprie forze e di crearsi un proprio carattere, una propria personalità. Da questa esigenza nasce la figura dell’influencer cioè, come dice il vocabolario della lingua italiana, quel personaggio popolare in Rete, che ha la capacità di influenzare i comportamenti e le scelte di un determinato gruppo di utenti e, in particolare, di potenziali consumatori, e viene utilizzato nell’àmbito delle strategie di comunicazione e di marketing). Influenzare comportamenti e scelte di un gruppo di utenti della rete? A leggere attentamente queste parole, la schiena viene percorsa da un brivido di ghiaccio. Influenzare la scelte. Il vecchio, ma certamente meno invasivo, “se lo fa lui lo faccio anche io”. Ecco che proprio per questo motivo dovremmo puntare nuovamente sull’istruzione e sulla riattivazione dell’ora di “educazione civica” nell’orario scolastico. Sulla lettura di libri, sullo studio della Storia, sulla riacquisizione della componente grammaticale nella costruzione di un discorso compiuto. Sullo studio della matematica. A scuola e non a casa e non da remoto ma in classe. Le Scuole sono riaperte dopo continue assicurazioni da parte del Governo che tutto sarebbe stato organizzato e pronto per riaffrontare la didattica “in sicurezza” il 14 settembre. Dopo il lungo periodo di lockdown ed il periodo delle ferie estive che qualcuno ha definito della “liberazione”, tutti pronti a ripartire accettando la mascherina, il termoscanner, il termometro a pistola, il gel disinfettante per le mani e anche il distanziamento che, personalmente avrei preferito definire “fisico” e non “sociale” che ricorda vecchie e discriminati definizioni.
Per riaprire un ristorante, il titolare si accerta che la cucina e la sala siano pronte ed a norma e che il personale sia tutto al proprio posto. Già, il personale. La Scuola si è dimenticata del personale seppure il problema delle graduatorie per i docenti, il personale ATA (amministrativo, tecnico ed ausiliario) e dei precari , si ripete tutti gli anni, come fosse un rito pagano di altri tempi, con attese bibliche, ricorsi ed abbandoni. Ad oggi, il personale nelle scuole non è al completo. Avremmo potuto, data la straordinarietà del periodo imputabile alla Pandemia ed ai suoi devastanti effetti sull’organizzazione del lavoro, congelare le graduatorie per un anno per evitare disagi ma niente, la Scuola è fatta così e con i Sindacati non c’è COVID che tenga. Il buon senso avrebbe voluto che il “rischio” contagio percentualmente attribuibile all’uso dei mezzi di trasporto pubblico da parte degli studenti e del personale della Scuola, fosse ammortizzato dal “tempo pieno” da subito, che avrebbe peraltro consentito alle Famiglie di tirare un po’ il fiato ed ai genitori che lavorano, di potersi riorganizzare per una riattivazione funzionale del lavoro “di presenza” rispetto a quello magari fatto per qualche mese a casa “da remoto”. Niente. Tre ore al giorno per mancanza di docenti. Orari differenziati per carenza di “bidelli” che si devono occupare di sanificazione nei periodi d a cavallo tra una giornata di lezione ed un’altra. Fare occupare la stessa aula da due o peggio ancora tre gruppi di studenti diversi al giorno, vuol dire implementare esponenzialmente il lavoro di chi si deve occupare di pulizie e di disinfezione. Una follia che pagano cara i genitori, i nonni e gli stessi studenti che già scoraggiati e disorientati, perdono quel po’ di voglia che hanno di apprendere ed aumentano la loro presenza sui social alla ricerca di rapporti nuovi e spesso vuoti di contenuti in termini di rapporto umano.
Altro che sedie con le rotelle e la bandella pieghevole sulla quale poggiare il libro o il quaderno. Son mezzi, fra l’altro costosi, che vanno bene in strutture dove le lezioni sono organizzate in gruppi di studio tipo college americano, non in una scuola tradizionale quale la nostra. Altro che LIM, perché l’uso delle lavagne può comportare l’uso del gessetto tra più persone con una contaminazione che potrebbe avvenire da contatto per le mani sudate di alcuno degli utilizzatori. Ricominciamo a leggere i libri, a capirne la trama, a condividerne contenuti ed aspetti filosofico con i compagni di classe con spirito critico. Riapriamo le biblioteche delle scuole. Creiamo mailing list dove chi legge un libro ne espone i contenuti, fornisce le proprie idee e soprattutto esprime le proprie sensazioni. Poi ognuno dice la sua sia che lo abbia letto che non. Traducete il testo di una canzone in inglese che ad orecchio vi piace perché la musica è stupenda o anche semplicemente “gradevole” e verificate quale possa essere il messaggio, se esiste, che il cantautore, il gruppo, il paroliere, voleva dare. Poi condividetela con gli amici ed aprite una discussione sul tema. L’importante, in un momento di grande difficoltà, è continuare (o iniziare) a leggere libri, perché oltre ad aprire orizzonti inimmaginabili, da un senso di libertà, perché siete soli tu ed il libro e la tua interpretazione della trama, del contenuto , del concetto filosofico che esprime restano intimamente tuoi, giusti o sbagliati che siano. La lettura di un libro, l’interpretazione che gli dai, la valutazione di quello che ti rimane dopo la lettura, lo scambio di idee con gli altri ti aiutano a scoprire chi sei veramente e piano piano di portano a capire cosa vuoi dalla vita e da te stesso. “scopri chi sei e non avere paura di esserlo”, diceva Mahatma Gandhi . Mai come oggi, questo suggerimento, è tornato di attualità.
Giorgio Fiorenza