Covid e dintorni. il ritorno del valzer dei decreti: nulla di nuovo (purtroppo) sul fronte occidentale
Valzer dei decreti: approfondiamo il tema.
Non è tanto la questione di sapere se il Corona virus Covid-19 sia orologio munito e sia rispettoso degli orari di servizio per i quali gli è dato contagiare solo dopo la mezzanotte, ovvero se nella casa di mia proprietà io possa invitare sei o sette persone (ed il cane e il gatto contano ?) o se al mio pranzo di matrimonio possano partecipare solo 30 persone, ossia il massimo ammesso in una sala ristorante, o fino a 200 come consentito in una sala di Teatro (ma siamo sicuri che il Covid detesti il teatro e preferisca solo le feste di famiglia?) o ancora se il mio passo di corsa riesca a raggiungere quantomeno i 5 minuti a chilometro o sia ancora più lento (il Covid si sa non solo ha l’ orologio ma anche il cronometro e non tollera affatto le persone lente), ciò che lascia davvero perplessi è se ciò che è riportato nero su bianco in un provvedimento governativo con tanto di dicitura “Presidenza del Consiglio dei Ministri” sia frutto di uno scherzo demenziale o sia un qualcosa che una persona di intelligenza media possa considerare frutto di ponderata valutazione degli interessi pubblici e privati primari ed interessi secondari alla luce delle risultanze della migliore scienza e coscienza.
Quello che si teme è che di scientifico, a dispetto della eccessiva onerosità dei componenti del comitato tecnico scientifico, ci sia poco o nulla se non la assoluta deficienza di logicità e di ermeneutica interpretativa.
Ecco perchè lo definiamo il “valzer dei decreti”.
E qui non si discetta più nemmeno sulla reale natura giuridica del provvedimento normativo in relazione ai diritti soggettivi perfetti di cui costituisce un vulnus e sui quali la Carta Costituzionale nella parte relativa dai diritti assoluti ed inalienabili della persona detta precise regole di principio, quanto piuttosto sulle assolute criticità del decreto che, prima ancora che nella sua forma, si incentrano sul merito delle questioni dedotte.
Quanto al primo aspetto non mi stancherò mai di ripetere e spiegare a tutti coloro che mi si rivolgono che i decreti in questione sono una vera e propria abominia juris in violazione di quelli che sono i principi generali dell’ ordinamento dello Stato sanciti nella nostra Carta Costituzionale nella parte in cui tratta dei diritti inviolabili della persona tra cui appunto la libertà di movimento che solo sui presupposti di una legge e di un legittimo provvedimento dell’ Autorità Giudiziaria possono essere limitati.
Qui parliamo infatti di un provvedimento che ha natura ed effetti di atto amministrativo generale emanato in forma di decreto dal Presidente del Consiglio dei Ministri e quindi atto che non ha forza e valore di legge ma solo atto di natura provvedimentale subordinato alla legge. E questo nonostante gli artt. 76 e 77 della Costituzione, proprio nel ricorrere dei requisiti della necessità e dell’ urgenza prevedano la possibilità da parte del Governo di emanare decreti legge da presentare tuttavia il giorno stesso alle Camere per la loro conversione. Atti quindi aventi forza di legge, ovvero provvedimenti capaci di abrogare norme di legge e di resistere all’abrogazione da parte di fonti di rango inferiore.
Non può quindi sfuggire che a differenza dei decreti in questione il decreto-legge in questione ha il difetto agli occhi del Governo di non potersi affrancare da quel vaglio del Parlamento, che pare a questo punto temuto, e neppure all’eventuale successivo sindacato di legittimità da parte della Corte costituzionale.
Si è invece assistito a un uso, anzi direi un abuso, reiterato e massiccio, di provvedimenti amministrativi limitativi della libertà personale che per loro natura avrebbero invece richiesta una fonte primaria e quindi di atti equiparati alla legge.
La Costituzione, infatti, all’articolo 13 oltre a prevedere la libertà personale nei successivi artt. 16 e 17 prevede rispettivamente la libertà di circolazione e la libertà di riunione e solo sul presupposto della legge la stessa Carta per motivi di sanità e sicurezza ammette la restrizione di tali diritti. E questo senza sottacere l’ altra abnormità di aver pure introdotto sanzioni di carattere penale (poi espunte per il vero), oltre che amministrative in una fonte secondaria e quindi violando pure il principio costituzionale, articolo 25, secondo comma, della riserva di legge in materia penale, in forza del quale nessuno può essere punito se non in base a una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso. E qui soccorre poco a mio giudizio la norma generale di cui all’ art. 650 del Codice penale che punisce con l’arresto e l’ammenda chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall’Autorità per ragione di giustizia, di sicurezza pubblica, d’ordine pubblico o d’igiene. E’ infatti in questo caso è proprio la legalità a mio giudizio a difettare.
Il risultato finale è che con tale forma di decretazione da parte del Governo, sia pure in costanza di emergenza sanitaria, come detto sopra, siano stati irrazionalmente elevati detti atti al rango di atti legislativi con forza di legge, pur trattandosi, appunto, di semplici atti normativi secondari, come tali sottratti al vaglio successivo del Parlamento e del Presidente della Repubblica, per di più insindacabili ex post, in quanto non suscettibile di eventuale controllo successivo della Corte costituzionale.
Due premesse siano però chiare: l’ attuale pandemia, come tutte le pandemie che si sono succedute tutti gli anni da circa quattro milioni di anni a questa parte senza che nessuno si sia presa la briga di monitorare non tanto gli ammalati, quanto addirittura i contagiati asintomatici (chissà cosa sarebbe venuto fuori con questo metodo ai tempi, che so, della “cinese” , ove praticamente tutta Italia fini a letto), è comunque cosa drammaticamente seria come stano a dimostrare il preoccupante numero di decessi. E lo è tanto più nella misura in cui detto virus si riveli particolarmente aggressivo come emerge chiaramente alla prova dei fatti; ed è pure altrettanto chiaro che nessun Governo, nell’ attuale mirino dell’ isteria generale, è immune da una ricerca random e schizofrenica di una possibile soluzione che appaia credibile laddove le regole apparirebbero di una semplicità inaudita: mascherine, igiene personale e distanziamento amministrativamente protette. Più che concentrarsi sulle situazioni (bar ristoranti, stadi, cinema, luoghi pubblici o privati), sarebbe infatti semplicemente opportuno e logico concentrarsi sulla realtà oggettiva delle cose, sanzionando le eventuali inadempienze in maniera rigorosa e puntuale. Il distanziamento è tale ed è sufficiente vuoi che si tratti di un luogo aperto o chiuso pubblico o privato. Li andrebbero semmai concentrati controlli e sanzioni. E questo non lo dice uno scienziato, lo dice la logica. Ma altrettanto rigore prima ancora che verso i cittadini va indirizzato nei riguardi di quelle istituzioni che detto distanziamento debbano rendere oggettivamente possibile. Mi riferisco ai luoghi di lavoro, alle scuole e, e soprattutto, ai mezzi di trasporto urbano ed extra urbano.
Così come pure appare necessario risolvere una volta per tutte il problema dei tamponi vista la necessità di averli più che mai prontamente disponibili. Necessità che non è di ieri, ma di mesi e mesi con una intera estate avuta a disposizione per organizzarsi per tempo alla prevedibile ondata del nuovo picco. La situazione di oggi, è che in Italia, e non in un Paese del terzo mondo, a fronte di intere classi messe cautelativamente in quarantena con tutti i relativi genitori, questi ultimi devono aspettare settimane prima di poter effettuare quel tampone che permetta loro di accertare la positività o meno e quindi la necessità di rimanere in quarantena. Se non è sequestro di persona questa cosa lo è????
Il Governo fa in fretta a scandalizzarsi di clandestini fatti giungere sulle nostre coste da organizzazioni criminali e tenuti a bordo in attesa del loro piano di ricollocamento fra i vari Paesi dell’ Unione, ma non si preoccupa affatto delle numerose famiglie in stato di bisogno tenute prigioniere in casa in attesa di un tampone.
Se pure è vero che abbiamo assistito spesso a condotte sconsiderate, è tuttavia altrettanto vero quindi che il governo ha fatto poco o nulla per fronteggiare questa prevedibilissima seconda emergenza. Mesi e mesi in cui anziché pianificare come si sarebbe dovuto si è perso indebitamente tempo a discettare di banchi a rotelle, bonus monopattini e via dicendo senza preoccuparsi affatto di quel necessario tracciamento nonostante tanti virologi avessero predetto che quest’autunno ci sarebbe stato un enorme quantitativo di richieste alla faccia del piano da trecento mila tamponi al giorno che Crisanti aveva consegnato al governo o i cinque milioni di test veloci tanto ventilati da Arcuri. Perché il via libera ai test rapidi soltanto ora in drammatico ritardo e perché non si trovano nemmeno i più comuni vaccini antinfluenzali?
Tante domande, forse troppe, a cui purtroppo, non abbiamo e non avremo risposta essendo il Governo troppo concentrato sul come navigare a vista, tenere compatta una sfilacciata maggioranza o discutere ancora su MES o Recovery plan che come ho già detto non saremo in grado di presentare in maniera credibile e che, piaccia o no, verranno bocciati nonostante si sia scongiurato in sede UE il voto all’ unanimità confidando (vanamente vedrete) in un più favorevole voto a maggioranza qualificata.
I mesi a venire saranno tutt’ altro che facili e l’ improvvisazione regnerà purtroppo sovrana con i vari decreti che si susseguiranno (con tanto di offerta finale di raccoglitore omaggio), senza mai avere tuttavia la sensazione di qualsivoglia organizzazione e pianificazione e dove ognuno, Governo, Regioni, Asl, continueranno in ordine sparso a dare estemporanee soluzioni tra aperture o drastiche chiusure: come dire, parafrasando ancora Sant’ Agostino “da due pericoli bisogna guardarsi: dalla disperazione senza scampo e dalla (altrettanto nociva) speranza senza fondamento”.
Qui il Ministro della Salute Speranza non c’ entra nulla: quel che c’ entra è che pare di assistere al solito teatrino delle marionette. Ciascuna continuerà a recitare la propria parte nonostante che, ed è questo quel che preoccupa, sotto il palco, ci sarà poco o niente da ridere.
Mauro Mancini Proietti