BLOCCO DEI LICENZIAMENTI, E’ DAVVERO QUESTA LA SOLUZIONE?
Il problema dei licenziamenti non è stato risolto, ma semplicemente rimandato. Da quando la misura è entrata in vigore, con lo scoppio dell’emergenza sanitaria e la crisi economica che ne è derivata, non si fa che parlare della possibilità di prorogare questa disposizione, ritardando lo sblocco dei licenziamenti e l’incremento, certo, della perdita di altri posti di lavoro.
Sì, ma davvero conviene? Cioè, siamo sicuri che prorogare di mese in mese il blocco dei licenziamenti serva veramente a evitare che tante persone possano perdere il posto di lavoro? Il dibattito pubblico non si è fermato su questo fronte. I partiti hanno chiesto a Mario Draghi la proroga, nonostante la posizione contraria dell’Unione Europea e le esperienze degli altri Paesi che si stanno muovendo in direzione opposta rispetto alla nostra. Già, perché da un lato la Commissione europea, nelle raccomandazioni di primavera, ha voluto far sapere al nostro Paese che “politiche come il divieto generale di licenziamento tendono a influenzare la composizione ma non la portata dell’aggiustamento del mercato del lavoro”. Ed evidenzia, inoltre, come l’Italia sia “l’unico Stato membro che ha introdotto un divieto assoluto di licenziamenti all’inizio della crisi-covid”.
Volete sapere come funziona negli altri paesi europei? Il Sole 24 ore ha tracciato un profilo chiaro e preciso per ogni Stato, mettendo a confronto le misure adottate nei diversi territori. La Germania, ad esempio, ha reso, dice il Sole 24 ore, più generosa la cassa integrazione e non ha vietato i licenziamenti. Spagna e Francia hanno puntato su un sistema di controlli rafforzati sui licenziamenti. E poi c’è l’esempio del Regno Unito, dove i licenziamenti non hanno subito un incremento nel corso dell’emergenza, nonostante fosse più facile licenziare rispetto ad esempio all’Italia. Ma, dall’altro lato, si è visto come la situazione è cambiato quando la cassa integrazione è stata resa meno generosa.
Insomma, di fronte ad un triste bilancio, siamo a quota 800mila occupati in meno rispetto a febbraio 2020, è doveroso iniziare a pensare a come intervenire per evitare un crollo germanizzato del mercato del lavoro. Stando ad ora, la misura sarà in vigore fino a fine giugno, tranne che per le imprese in difficoltà che usufruiscono di una cassa interazione scontata, ciorè senza pagare i contributi addizionali (per loro la scadenza è fissata al 31 ottobre 2021). Probabilmente, le aziende hanno più bisogno di incentivi e risorse da investire nelle loro attività economiche per ripartire dopo mesi di stop e di chiusure forzate.
Irma Annaloro