COME HO VISSUTO IL SISMA DELL’IRPINIA DI QUARANTA ANNI FA
Nel mese di novembre del 1980 frequentavo la terza media della Scuola Giosue’ Carducci di Firenze. Tra i compagni di classe, un’amica il cui padre apparteneva all’Arma dei Carabinieri e prestava la propria attività presso la caserma Baldissera di Firenze.
A detto periodo scolastico associo, oltre a numerosi bellissimi ricordi, tre sensazioni sgradevoli associate a loro volta ad altrettanti fatti rimasti impressi nella mia mente di adolescente, di cui due destinati a segnare la storia del nostro Paese, il terzo di tipo personale. Quest’ultimo fu rappresentato dalla morte tragica di un mio parente nel luogo di lavoro nelle prime ore della mattina di una comune giornata lavorativa; i primi due furono rispettivamente rappresentati dal rapimento di Aldo Moro e dal terremoto nell’Irpinia. Vivo tuttora la sensazione della tragicità del momento riconducibile al rapimento dell’uomo e del politico Aldo Moro, ricordando con assoluta nitidezza il mio stupore all’uscita dalla scuola nel vedere mio padre preoccupato fuori dall’Istituto scolastico, intenzionato a portarmi a casa con l’autovettura così da evitarmi l’uso dei mezzi pubblici per timore di possibili disordini.