Il Governo della Regione Toscana ed il potere dell’ascolto
La Lista Civica ed il mio punto di vista come candidato
APPUNTI SPARSI
Nell’epoca dei politici urlatori, che durante le trasmissioni televisive sovrappongono il proprio pensiero a quello degli altri semplicemente alzando il tono della voce, i cittadini iniziano ad invertire l’onere della prova. In poche parole, oggi, il cittadino non è più tanto interessato a quello che il politico dice ( i temi sono sempre i soliti dal 1949, lavoro, sanità, scuola, etica sociale, riforma della Giustizia), ma come lo dice e soprattutto a quale sia la sua capacità di ascolto nei confronti degli elettori. Come diceva Albert Einstein: “ se vuoi capire una persona, non limitarti ad ascoltare cosa dice ma osserva anche il suo comportamento”. Questo creerà la differenza tra i Candidati alla Presidenza della Giunta della Regione Toscana, come alle prossime politiche e getterà le basi per un nuovo parametro politico: il potere d’ascolto.
Preliminarmente è importante chiarire che la “lista civica” è una lista elettorale che si presenta a un’elezione locale, in questo caso “regionale”, senza essere espressione diretta di un partito politico, con un programma che mira ad affrontare ed ove possibile risolvere problemi locali. La legittimazione della lista, di carattere prettamente associativo, scaturisce dal disposto dell’art. 49 della Costituzione, il quale recita: Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
C’è sempre una prima volta anche se la mia sarà certamente una campagna elettorale atipica. Presenterò progetti realizzabili . Non alzerò mai i toni della voce. Non utilizzerò mai quanto fatto o non fatto dagli altri per denigrare il loro operato e soprattutto non utilizzerò mai questioni personali o familiari di un competitore per danneggiare la sua immagine. Sono metodi adottati da soggetti che, evidentemente, non hanno argomenti concreti di cui parlare.
Il criterio è che non esistono “nemici” ma “avversari”. Basta con la politica becera di chi cerca di mandare tutto in caciara. Parlarsi addosso o peggio ancora parlare in due, tre persone contemporaneamente durante i dibattiti, crea solo un pretesto per non far capire al cittadino elettore il vuoto pneumatico delle proposte che spesso vengono prospettate.
Partiamo con la disamina di proposte per migliorare alcuni servizi
Il Covid19 ha devastato tutto quello che, bene o male, rappresentava le nostre certezze, oltre che la vita a famiglie a imprese, professionisti e dipendenti.
Dobbiamo però farne tesoro, cercando di riorganizzare una “normalità” che, tenendo conto degli errori del passato ci permetta di vivere un presente pensando e strutturando un futuro modulare che tenga soprattutto conto, di un possibile ripresentarsi della pandemia.
A Firenze evidenzierò succintamente quali sono i problemi affrontati e quali le soluzioni proposte.
Per quanto riguarda il potenziamento dell’aeroporto, la sua sicurezza e quella dei passeggeri ed il mantenimento se non il miglioramento dell’equilibrio dell’ecosistema, la linea è chiara e si definisce con due parole: dobbiamo farlo.
Diversa la questione per lo Stadio.
Il progetto approntato tratta di un area molto più vasta e di una nuova linea interpretativa del concetto adottato fino ad oggi. Ho pensato ad uno scrigno che avvolga la struttura architettonica di Pier luigi Nervi e dia risalto alle scale elicoidali, alla pensilina a copertura della tribuna centrale ed alla torre di maratona la cui particolarità ne hanno determinato un vincolo da parte del Ministero dei beni Culturali.
Non voglio anticipare il programma che verrà pubblicato la prossima settimana ma credo sia doveroso , soprattutto per chi si affaccia per la prima volta sulla scena politica, affrontare temi che rappresentano problemi e studiare soluzioni da proporre alle pubbliche amministrazioni, condividendone l’evoluzione. Solo chi vive il territorio ne conosce ogni piccola ruga, ogni minimo dettaglio per poter proporre soluzioni realistiche e fattibili. Le regole d’ingaggio, vanno condivise e cittadini ed amministrazione devono collaborare nella gestione del territorio così come nel superamento delle procedure spesso fin troppo ed incomprensibilmente burocraticizzate. Una perdita di tempo inutile.
Quanto alla sanità.
Sembra che sia difficile per chi organizza questa tipologia di servizio, pensare che dall’ultimo rilevamento Istat Istat sulle sull’età media della popolazione italiana effettuato a metà 2018, risultava che in meno di 30 anni gli ottantenni in Italia sono più che raddoppiati, passando da 1 milione 955 mila a 4 milioni 207 mila, vale a dire il 7 per cento della popolazione residente. Il dato emerge dal confronto tra i dati Istat del Censimento del 1991 e quelli pubblicati nel 2018. L’Istat segnala il forte aumento della popolazione anziana (65 anni e più) in termini sia assoluti (da 8,7 milioni a 13,6 milioni) sia percentuali rispetto al totale di popolazione (dal 15,3% a 22,6%). Nello stesso periodo, diminuisce di quasi un milione di unità la popolazione con meno di 15 anni (da 15,9% a 13,4% del totale della popolazione) e di oltre 300 mila unità quella di 15-64 anni (da 68,8% a 64,1%). L’età media, che alla data del Censimento 1991 era al di sotto dei 40 anni, nel 2018 supera i 45 anni. Al primo gennaio 2018 la popolazione residente in Italia era pari a 60 milioni 484 mila unità. Questi elementi dovrebbero far pensare ad un diverso approccio tra chi organizza le strutture pubbliche ed i potenziali fruitori dei servizi. Gli anziani, le giovani coppie, le altre categorie fragili tra le quali i genitori separati, spesso non si possono permettere l’utilizzo dei computer e diventa del tutto superfluo instaurare nuove iniziative tecnologiche per ridurre i tempi di attesa o semplicemente per prenotare una visita specialistica o un semplice esame ematico. Per le sopra indicate categorie, la situazione semmai si aggrava. Dobbiamo quindi pensare a iniziative alternative. Io l’ho fatto. Ho adottato il minimo comune multiplo . Semplicemente
Affronto tematiche specifiche in materia di lavoro oltre che recupero , potenziamento e funzionalizzazione dei percorsi museali ed il loro inserimento in un circuito unico che invia telematicamente alle guide professionali, titoli delle mostre, orari e disponibilità di posti a quel momento per quanto riguarda l’accesso ad un museo o ad una galleria d’arte o in una chiesa, così come ad un ristorante tipico, ad una enoteca o altro ancora. Ma c’è molto di pù
Parlo anche di sicurezza.
Quando vengono ultimate le procedure di identificazione e foto-segnalamento previste dalla legge nei Centri di prima Accoglienza (CPA), ex art.9 D. Lgs. n. 142/2015, i migranti che hanno manifestato la volontà di chiedere asilo in Italia vengono trasferiti in attesa della definizione della domanda di protezione internazionale ed alcuni di loro vengono inviati in Toscana. Al cittadino comune, non è dato sapere dove queste persone vanno a vivere e chi provvede al loro sostentamento, ma il numero crescente dei migranti e le difficoltà del loro inserimento nel mondo del lavoro nonché il loro “appropriarsi” di aree cittadine in numero sempre crescente dove si riuniscono quotidianamente, preoccupa la cittadinanza che inizia ad avere una percezione sempre più marcata di un senso di invasione più che di integrazione. I giardini antistanti l’ingresso principale della Stazione di Santa Maria Novella, ad ogni ora del giorno e della notte ne sono l’emblema chiaro ed inequivocabile.
Si parla ormai di centinaia di uomini e stranamente solo di poche decine di donne che dobbiamo aiutare ad essere inseriti in un circuito che renda loro la dignità perduta. Un punto essenziale trattato nel mio programma elettorale per il quale propongo una soluzione che passa da un controllo della legittimità della presenza del migrante sul territorio regionale, una verifica dello status e poi la proposta di poter fare domanda come “volontario” per una serie di servizi a favore della comunità che ti ospita. Questo determina la necessità di un censimento che evidenzi anche il titolo di studio dichiarato dal migrante e la sua qualifica professionale per agevolare la creazione di opportunità di acquisire punteggi per l’ottenimento del permesso di soggiorno temporaneo. Tra i migranti ci sono certamente medici, docenti, operai che potrebbero temporaneamente compensare alcune lacune presenti nel nostro sistema. Chi, di fronte a proposte reiterate di collaborazione su base volontaria continua a non accettare le possibilità offertegli, dopo sei mesi di permanenza in Toscana o trova collocazione in altro paese europeo o verrà rimpatriato. Chi sta in Toscana senza un lavoro e senza quindi una fonte di reddito, rischia di venire attratto dal sogno dei facili guadagni provenienti da attività illecite e questo, stante l’elevato numero di migranti presenti sul territorio, a livello statistico, può ingenerare un problema.
Un paio di appunti per aver chiaro quali siano le problematiche della pubblica sicurezza nella città di Firenze, partendo dall’illegalità diffusa che riguarda le comunità extra comunitarie
Nell’ultimo anno, una delle principali problematiche riguarda la presenza di stranieri irregolari o con lo status di rifugiato che non svolgono attività lavorativa e sono dediti stabilmente ad attività delittuose quali lo spaccio al minuto di sostanze stupefacenti e i delitti contro il patrimonio ( furti, rapine su strada)
Tali soggetti in alcune zone della città svolgono le loro attività in maniera palese ed in numero elevato: il parco delle Cascine, piazza della Stazione, Porta a Prato, San Lorenzo, Piazza Sant’Ambrogio e piazza Santa Croce, San Jacopino, piazza Santo Spirito
Tale situazione ha portato tra l’altro ad un aumento della percezione di insicurezza da parte dei cittadini con la conseguente nascita di numerosi Comitati spontanei che hanno come obiettivo principale il contrasto, appunto, alla cosiddetta “illegalità diffusa”.
Le difficoltà principali per il contrasto di queste criticità sono dovute a due aspetti.
La normativa penale si dimostra sovente di scarsa efficacia: in particolare per quanto riguarda lo spaccio di stupefacenti al dettaglio, l’art. 73 comma 5 TU stupefacenti per i fatti di lieve entità, rende inapplicabile la custodia cautelare in carcere per cui quasi sempre gli arrestati per spaccio di stupefacenti in flagranza di reato sono rimessi in libertà subito dopo la “direttissima”. A questo si aggiunge, a volte, un’interpretazione ipergarantista delle norme da parte di alcuni magistrati.
Le espulsioni dal territorio nazionale di immigrati extra comunitari che si sono macchiati di reati, sono estremamente difficili per il numero limitato di C.I.E. (centri per l’identificazione di stranieri senza documenti) e di posti disponibili. Inoltre le sanzioni per le violazioni dei provvedimenti di espulsione sono completamente inefficaci.
A questo quadro si deve aggiungere che gli stranieri ultimamente sono totalmente insofferenti ai controlli di polizia e aggressivi nei confronti degli operatori, anche qui contando su una sostanziale inefficacia della normativa penale e sull’eccesso di tolleranza imputabile a vere e proprie levate di scudi da parte di taluni politici e giornalisti, pronti ad agitare lo spettro del razzismo nei confronti degli operatori di polizia cui viene ordinato di garantire l’ordine. Significative, in tal senso, le dichiarazioni stampa rese recentemente dal Questore di Torino Giuseppe De Matteis.
L’altra rilevante problematica è invece quella della “Movida molesta”.
Dalla primavera per tutta l’estate i residenti di alcune zone della città ( piazza Santo Spirito piazza Santa Croce, Sant’ Ambrogio e San Niccolò) dove insistono pub e locali prevalentemente frequentati da giovani, lamentano dalla tarda serata per tutta la notte una situazione invivibile dovuta agli schiamazzi da parte di ragazzi in stato di evidente alterazione a causa dell’eccesso di assunzione di bevande alcoliche e spesso anche di sostanze stupefacenti, che li porta ad ingaggiare risse e liti violente. Anche in questo caso gli interventi delle forze di polizia sono difficili per il numero elevato di persone in stato di evidente alterazione alcolica che comporta problematiche serie anche per l’ incolumità degli stessi operatori intervenuti. Recente la notizia di cronaca che a Marina di Carrara, una volante della Polizia intervenuta per una lite è stata aggredita violentemente dai giovani della c.d. movida che hanno cercato di impedire l’identificazione di uno dei responsabili.
Anche in questo settore sarebbero necessarie delle modifiche normative che concilino i giusti diritti dei locali a svolgere la loro attività, dei giovani a divertirsi ed i diritti dei residenti a stare tranquilli nelle loro dimore, reprimendo con rigore i singoli abusi da parte dei locali e dei singoli avventori. Soprattutto si rende necessario il ripristino del rispetto da parte dei cittadini, verso gli operatori delle Forze dell’Ordine e questo partendo dalle aule scolastiche con il potenziamento delle ore di educazione civica.
Le ordinanze dei Sindaci per contenere il consumo degli alcolici con limitazioni di orari si sono rilevate inefficaci proprio in quanto generiche e senza un’efficace sanzione e tornando al fenomeno degli extracomunitari irregolari, c’è da evidenziare come lo status di rifugiato, a volte forse elargito con magnanimità, venga revocato difficilmente anche a fronte di condanne per gravi reati. Ovviamente con lo status di rifugiato non si può essere espulsi dal territorio nazionale.
C’è tanto da fare. Cose semplici i cui costi sono già inseriti, per la parte di maggior consistenza, nel Bilancio della Regione, ma necessari per ottimizzare tempi e ridurre i costi, nell’interesse dei cittadini. Cittadini che hanno sempre più bisogno di essere ascoltati. Cittadini che vorrebbero vedere rappresentate le proprie esigenze o anche semplicemente i propri desiderata nelle sedi competenti da parte dei politici che hanno eletto. Cittadini che vorrebbero invertire il range oggi esistente e cioè ottenere maggiore attenzione da parte dei pubblici uffici che spesso sono talmente burocraticizzati, che portano il cittadino ad essere “a servizio” dell’ufficio pubblico e non viceversa.
Credo si renda essenziale implementare le metodologie di ascolto dei cittadini. La politica dovrà proporre, confrontandosi quotidianamente con le esigenze dei cittadini, soluzioni tali da livellare la differenza che esiste tra i vari ceti sociali, tenendo conto dell’età anagrafica dell’utenza, in termini di prestazione di servizi e di opportunità. Saper ascoltare deve tornare alla base della politica e l’essere deve tornare ad avere il sopravvento sull’apparire. Per questo motivo ho deciso di evitare elenchi della spesa e di limitarmi ad indicare quali sono le cose che non vanno e quelle che invece devono essere migliorate, ma ho preferito incentrare la mia campagna elettorale sull’ascolto dei cittadini.
Viene preso in esame un problema, viene analizzato, viene realizzato un progetto di massima che viene proposto al pubblico per un fondamentale momento di condivisione e poi viene realizzato. Così ho deciso di fare. Progettare, condividere, realizzare.
Mahatma Gandhi diceva: “L’uomo si distrugge con la politica senza princìpi, col piacere senza la coscienza, con la ricchezza senza lavoro, con la conoscenza senza carattere, con gli affari senza morale, con la scienza senza umanità, con la fede senza sacrifici.”
Il principio fondamentale dovrà essere questo: “aiutami ad aiutarti, nel rispetto e nella reciprocità”.
Questo il nuovo modo di fare politica per recuperare il nostro “essere” ed iniziare ad abbandonare il mondo dell’apparire che ormai da qualche anno ha preso il sopravvento in assenza di linee guida e di certezze.
Giorgio Fiorenza