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20/10/2022 — Meta e il metaverso: la fantascienza presto realtà?

Nei giorni scorsi la Russia ha inserito Meta, casa madre di Facebook, Instagram e WhatsApp, nella lista delle organizzazioni terroristiche. La decisione è stata presa in seguito alla scelta della società di Mark Zuckerberg di non censurare, in alcuni paesi, i commenti di incitamento all’odio nei confronti dei russi, creando quindi una sorta di eccezione agli standard delle sue piattaforme.
Una scelta evidentemente politica che ha come scopo principale quello di escludere una delle più influenti società statunitensi dal mercato russo, ma che soprattutto, dimostra ancora una volta la forza dei social media e l’impatto decisivo che hanno nella formazione dell’opinione pubblica.

Ma cos’è davvero Meta? Di cosa si occupa? Quali sono gli elementi che la rendono una delle aziende più determinanti nel panorama mondiale?
Meta nasce nel 2018 per unire in un’unica azienda i servizi di rete di Facebook e Instagram, e i servizi di messaggistica di WhatsApp e Messenger. Pochi giorni fa ha lanciato ufficialmente il suo ultimo prodotto: Meta Quest Pro. Un visore per la realtà aumentata attraverso il quale si può interagire all’interno del metaverso, uno spazio virtuale e tridimensionale dove persone fisiche possono muoversi, socializzare e condividere esperienze attraverso il proprio avatar. Un nuovo mondo digitale teorizzato a partire dagli anni novanta in numerosi libri e film di fantascienza.
Da quando è nata, Meta ha investito decine di miliardi di dollari per la creazione di questo mondo virtuale e per consentirne l’accesso tramite i dispositivi messi in commercio. L’obiettivo di Zuckerberg è chiaro: entro il 2030 il metaverso dovrà contare un miliardo di utenti e cambiare radicalmente le dinamiche della nostra società, così come ha fatto internet negli ultimi 20 anni.

Un progetto ambizioso e rivoluzionario che da una parte stimola gli amanti della fantascienza dall’altra inquieta i più scettici. Ad oggi, attraverso i visori messi in commercio da Meta è possibile accedere al metaverso e quindi osservare l’impatto reale della piattaforma sulla vita quotidiana.
Come riportato negli spot pubblicitari attualmente in circolazione, l’accesso al metaverso consente da subito un impatto significativo nell’istruzione, con la possibilità di realizzare lezioni e laboratori interattivi completamente immersivi, nel settore dell’alta formazione medica e chirurgica e nel mondo del lavoro, ottimizzando la comunicazione, rendendo più efficaci smart working e riunioni da remoto.

La rivoluzione che si vuole portare nel metaverso riguarda però soprattutto la socializzazione. Così come è avvenuto con la nascita dei social network, anche in questo caso l’obiettivo sarà quello di facilitare il più possibile le interazioni a distanza, i rapporti umani e le nuove conoscenze, sulla scia dei modelli di Facebook e Instagram. Un percorso che ha però del paradossale considerando che l’effetto di evasione dalla realtà portato dai social, in questo caso, è moltiplicato. Per accedere al metaverso è necessario essere collegati ad un visore ingombrante, utilizzabile per lo più tra le mura domestiche e in completa solitudine. La socializzazione attraverso l’isolamento. Un’interazione artificiale tramite avatar, che non necessita della presenza fisica e che può essere facilmente distorta.

Al momento il settore nel quale il metaverso sta ricevendo più riscontri positivi è però quello dei videogiochi, nel quale, attraverso esperienze sempre più immersive e coinvolgenti, riesce ad ottenere la maggior parte dei suoi fruitori. Per Meta il settore ludico è il mezzo ideale per agganciare utenti che poi, una volta stabilizzati sulla piattaforma, cominceranno ad utilizzarla in tutte le sue funzioni. Un schema che segue la logica della gamification o ludicizzazione, un processo caratteristico dell’era digitale che vede l’utilizzo di elementi mutuati dai giochi in contesti non ludici come ad esempio il mondo del lavoro, della formazione e della comunicazione in generale.

All’interno di questo contesto trovano inoltre terreno fertile tutti i nuovi elementi dell’economia digitale legati alle criptovalute (Bitcoin, Ethereum, ecc) o agli NFT (Non-fungible token), opere digitali non riproducibili che possono arrivare a valere cifre da capogiro. Non è difficile immaginare come, una volta che il metaverso avrà raggiunto una fetta importante di pubblico, diventerà presto anche uno spazio commerciale, ricco di negozi virtuali e soprattutto tappezzato di pubblicità. È proprio nell’ambito pubblicitario che infatti si verificheranno i primi cambiamenti significativi e direttamente percepibili. In un mondo completamente digitale, nel quale ogni movimento e ogni transazione economica vengono tracciati, essere a conoscenza dei dati degli utenti, dei loro acquisti e quindi dei loro gusti cambierà radicalmente il modo di fare marketing. Già nella realtà attuale è evidente che molti dei banner pubblicitari in cui ci imbattiamo rispecchiano le nostre ricerche in rete, le nostre precedenti scelte di acquisto e le nostre abitudini di consumo. Targhettizzazioni sempre più efficaci ottenute attraverso l’analisi dei cosiddetti Big Data che, più sono ampi e dettagliati e più aumentano di valore. In una società sempre più connessa e globalizzata sono proprio i dati la nuova carta moneta.
Immaginate un mondo virtuale, nel quale si studia, si lavora, si socializza, si gioca, si compra, si vende. Un flusso di dati costante, estremamente preciso e centralizzato che, gestito da un’unica società renderebbe quest’ultima una delle più influenti sul mercato mondiale. Questo è l’obiettivo di Meta. Questo è il vero core business: stoccaggio, analisi, vendita di banche dati.

Uno scenario che può sembrare inquietante ma meno catastrofico di quello che si possa pensare. Nella società capitalista in cui viviamo è ovvio che la concorrenza non può restare a guardare. Già ad oggi esistono più metaversi, completamente differenti tra loro e inoltre, vari colossi della tecnologia come Apple o Microsoft stanno investendo nel settore. Un futuro all’interno di un metaverso completamente monopolizzato da una multinazionale è al quanto improbabile. Più realistica la prospettiva secondo la quale ci troveremo ad interagire all’interno di vari metaversi, ognuno con le proprie caratteristiche e specializzati in ambiti differenti.

Insomma, nonostante il metaverso potrebbe portare cambiamenti significativi alla società, siamo molto lontani da futuri distopici alla Matrix. Non solo, dal punto di vista tecnico, ad oggi, sono presenti numerose criticità che rendono molto complicata il raggiungimento di quantità rilevanti di utenti su piattaforme di questo tipo. I visori prodotti da Meta sono ancora poco ergonomici, pesanti e non idonei ad un utilizzo continuativo. I costi per un visore di qualità sono ancora troppo alti per il mercato nonostante siano quasi assimilabili ai costi di produzione. Gli investimenti di Meta in questo momento non stanno ottenendo risultati dalla vendita al dettaglio tanto da prospettare addirittura tagli alle spese e al personale nei prossimi mesi.
La grafica del metaverso non è ancora all’altezza del progetto e dal punto di vista tecnologico siamo ancora lontani da hardware leggeri e poco ingombranti che possano processare in tempo reale immagini tridimensionali, a 360 gradi e in qualità fotografica. Tutti i metaversi a disposizione in questo momento sono in grado di fornire all’utente esperienze che soddisfano solo vista e udito, escludendo completamente tutti gli altri sensi, rendendo impossibile un’immersione completa nel mondo virtuale.
Per raggiungere una fetta di pubblico determinante Meta dovrebbe superare uno scoglio particolarmente complesso, ossia quello di riuscire a raggiungere anche un target di età più avanzata rispetto alle sole nuove generazioni. Una migrazione ardua considerando l’apparecchiatura scomoda e costosa. Il passaggio da Instagram a Tik Tok, attraverso un processo gratuito attuabile da un semplice smartphone, è un conto, ben altra storia se il trasferimento comporta l’acquisto di un supporto costoso e invasivo.

Il metaverso al momento è quindi poco più che una suggestione, resta comunque un progetto nel quale si sta investendo molto e che, sul lungo periodo, ha il potenziale per impattare in maniera determinate all’interno delle dinamiche che regolano la nostra società, soprattutto per quanto riguarda il marketing e la comunicazione. Un terreno inesplorato nel far west digitale.

Francesco Silveri

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