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WHISTLEBLOWING, CORRETTEZZA E RISPETTO NEL MONDO DEL LAVORO

Per molteplici ragioni ancora in Italia se diciamo ad un campione di persone che cosa significa la parola “Whistleblowing” ahimè purtroppo la stragrande maggioranza risponderà con molta probabilità che non lo sa. Allora, dunque, spieghiamo che cosa è la legge sul Whistleblowing così da capire bene di che cosa stiamo parlando: segnalazione di un presunto illecito, è un sistema di prevenzione della corruzione introdotto dalla legge 6 novembre 2012, n. 190 “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella Pubblica Amministrazione”.

Successivamente, con legge 30 novembre 2017 n.179, è stata rafforzata la tutela del dipendente pubblico che segnala a chi di dovere condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza in ragione del proprio rapporto di lavoro esplicitando le proprie mansioni. Quindi, parlando in parole prive di tecnicismi, la figura del Whistleblower (che letteralmente significa “soffiatore di fischietto”) è il dipendente che segnala illeciti venuti a sua conoscenza nel posto di lavoro al fine che vengano eliminate eventuali condotte fraudolente per migliorare e ripristinare il corretto iter procedurale in essere. Detto questo, è fondamentale che lo stesso dipendente che segnala un eventuale illecito non sia sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito o quant’altro (es: vessazioni/mobbing) sul proprio posto di lavoro subordinato alle condizioni determinate dalla segnalazione. È chiaro che occorre un cambio di gestione delle risorse umane soprattutto a livello psicologico, ho appositamente scritto “Risorse Umane” perché il lavoratore deve essere sempre rispettato prima come persona poi come dipendente, nello specifico vanno o andranno adottate tutte le misure a livello IT e non volte a garantire l’anonimato del segnalatore. Un cambio di rotta non facile ma assolutamente da fare sia nel pubblico che speriamo in un futuro non lontano nel settore privato, si vedono troppo spesso trattamenti vessatori non sanzionati come dovrebbero (o per niente), a volte neanche segnalati per paura di ripercussioni o di perdere il posto di lavoro. Nessuno deve mai permettersi di ledere la dignità di essere umano di qualsiasi lavoratore, indipendentemente dal ruolo livello mansione all’interno di un gruppo lavorativo. Un cambiamento che possiamo e dobbiamo fare, crediamoci insieme!

Simone Lambruschi

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