DA CAPITOL HILL AL PALAZZO DELLA CGIL: DI MEZZO C’ E’ L’ OCEANO. LO STESSO OCEANO CHE SEPARA IL DIRE DAL FARE Di Mauro Mancini Proietti
Il vergognoso attacco alla sede sindacale della CGIL che resta e deve essere condannato senza se e senza ma e, soprattutto, senza ambiguità di sorta, nonché francamente tutte le esternazioni fuori luogo di una certa sinistra che fa finta di dimenticare attacchi di pari violenza da parte di gruppi di anarchici insurrezionalisti, no global, no tav e gruppi antagonisti vari, ripropone l’ atavico problema dei pregiudizi ideologici, delle questioni irrisolte e, diciamolo altrettanto francamente, delle molte, anzi troppe ipocrisie di fondo.
Ipocrisie che chi scrive ha vissuto troppe volte sulla propria pelle avendo per oltre venticinque anni diretto servizi di ordine pubblico e quindi vissuto il senso di abbandono delle forze dell’ ordine, allorchè al di fuori della solidarietà di facciata per i tanti morti o feriti, rimane l’ assordante silenzio della politica (con la P maiuscola), allorchè al di fuori delle parole, tante e troppe, viene a mancare in quella che sarebbe la sua funzione principale: legiferare.
Legiferare in materia di testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (rammento che il testo, rivisto e corretto, è ancora quello del 1931), in materia di coordinamento delle forze di polizia (fermo al 1981), in materia di misure di prevenzione e di contrasto alle forme di violenza (ferme al 1991) e, da ultimo, in materia di misure di repressione e condanna sia sotto il profilo del codice penale sostanziale come quello processuale di rito.
Ma andiamo con ordine a cominciare dalla retorica antifascista e dello squadrismo dei nazi fascisti (ma esistono ancora?).
In Costituzione così come nella legislazione ordinaria esiste il divieto della ricostituzione del partito fascista e quello di apologia al fascismo legato assai spesso ( e non a caso) al divieto delle discriminazioni razziali, di sesso e di religione. Cosa dire? Assolutamente ineccepibile. Peccato che il costituente prima ed il legislatore poi si siano deliberatamente dimenticate di un altro totalitarismo a sua volta responsabile di milioni di morti tra la Russia comunista, la Cambogia, il Vietnam, la Polonia ed altri Paesi stretti nella cosiddetta “cortina di ferro”.
Sappiamo come la Costituzione (Salvemini et Calamandrei docet) nacque come una rivoluzione promessa in cambio di una rivoluzione mancata così come sappiamo come tutti i totalitarismi nacquero in risposta alle paure borghesi ai grandi partiti di massa che si affacciarono nella storia a cavallo delle due guerre e che reclamavano giustamente i loro diritti, una equità sociale e soprattutto servizi (in ultima analisi il passaggio dallo Stato liberale allo Stato sociale e quindi dal regno delle libertà dallo Stato al regno delle libertà attraverso lo Stato). Tutti e tre i regimi totalitari realizzarono in diverso modo il loro fine ultimo: l’ esaltazione e la venerazione di un leader (Mussolini, Hitler e Stalin), la privatizzazione dei profitti e socializzare le perdite (da una parte esaltando lo Stato persona e dall’ altra lo Stato socialista). Tutti non guardarono nel sottile nel disprezzare la vita e la dignità della persona umana finanche la sua soppressione fisica al bisogno. E qui il Nazismo ed il Comunismo applicarono metodologia terribilmente scientifiche e sistematiche.
Ma lasciato alla Storia ciò che è della Storia (ed un giorno verrà correttamente riscritta senza paura di essere tacciati di revisionismo laddove la condanna deve essere unanime per tutti), sappiamo in Italia quante dolorose ferite abbiano lasciato sul campo le vergognose ed aberranti stragi nazi fasciste che non hanno risparmiato neppure donne e bambini come quelle perpetrate in maniera più silente da chi era dall’ altra parte (Alessandro Pansa: il sangue dei vinti). Ciò non toglie, ed è stato detto più volte, che se non si ha il coraggio di guardare avanti questo Paese rimarrà senza futuro, senza governabilità, e senza una certezza del diritto e delle pene. Guardare avanti, si badi bene non deve significare dimenticare perché dimenticare significa essere destinati a ripetere gli stessi errori, anzi orrori, della Storia, e chi non conosce la Storia è destinato a riviverla e non certo nel bene.
E’ tempo di finirla con le dittature ideologiche ed i pregiudizi e paventare o etichettare come neofascisti quelli che sono e che restano solo e soltanto dei criminali e delinquenti che usano “coperture pseudo politiche” per giustificare le loro gesta criminose. Vale per gli esponenti di Forza nuova e vale per i no global, no Tav, no vax, antagonisti e via dicendo che si richiamano vergognosamente a politiche pseudo patriottiche o comuniste, finendo per criminalizzare la stessa idea di Patria, di difesa degli italiani e del loro territorio o del socialismo reale o collettivismo infangandole come non dovrebbero. E se si ha un idea dell’ “identità civile degli italiani” questa idea non può e non deve essere affossata da delinquenti quasi ci si dovesse vergognare di dichiararsi italiani.
Abbiamo bisogno di una società giusta, civile, equanime ed inclusiva che passa attraverso il riconoscimento ed il rispetto delle idee dell’ altro. Una società che non lasci spazio alcuno a discriminazioni, razzismi, xenofobie, e, in ultima analisi al rispetto della persona umana in tutte le sue manifestazioni e alla condanna di qualsiasi forma di violenza materiale come del linguaggio altrettanto violento che ci contraddistingue.
Si torna quindi laddove si era iniziato ossia alla funzione politica per eccellenza: la produzione normativa….quel de Jure condendo che vuole superato un metodo schizofrenico di legiferare in emergenza ma che recuperi un vero diritto di prevenzione e repressione dei reati (perché tali sono) che sia tale da assicurare davvero la serena convivenza civile e l’ ordine pubblico separando ed isolando i criminali e soprattutto nel non permettere loro di tornare a delinquere impunemente grazie ad alcuni sofismi in punta di diritto da parte di una certa magistratura che finisce per strizzare l’ occhio a certi fenomeni.
Amiamo tanto imitare gli Stati Uniti ed i sistemi anglosassoni ma ci dimentichiamo che da quelle parti il diritto è il diritto e ceti delinquenti sono in fondo fortunati ad essere nati in Italia.
Rammentate Capitol Hill, lo scorso 6 gennaio? Ebbene ci sono stati 5 morti, molti feriti e l’immagine di una potenza mondiale messa in ginocchio da qualche migliaio di manifestanti pronti a barattare il difficile vivere nella democrazia con l’autocrate che tutto fa e decide. Ma la risposta di uno Stato che è tale è stata quella di 600 di quegli esagitati che sono tuttora in galera invocando il perdono in cambio di informazioni su ideologi e manovratori. Non sono come sarebbero in Italia fuori il giorno dopo come troppe volte è accaduto. Ricordate Roma, Milano, la Val di Susa messe a ferro e fuoco? Ebbene la maggiorm parte dei violenti arrestati dalle forze dell’ ordine il giorno dopo (e dico il giorno dopo) prontamente rimessi in libertà. E si badi troppo sbrigativo dire colpa della magistratura. La magistratura in fondo applica o meglio dire troppo spesso “interpreta” quelle che sono le norme del Codice di rito.
La vera responsabilità è nella mancanza di coraggio nel rendere certa la pena e certe le misure cautelari in presenza di soggetti pericolosi per l’ ordine pubblico che molto semplicemente debbono essere messi in condizioni di non nuocere vuoi con la custodia cautelare, vuoi con effettive misure di prevenzione e sorveglianza speciale vuoi ancora attraverso la vera e propria introduzione effettiva di un DASPO urbano nei confronti di chi si macchia di determinati reati, IN poche parole è e resta soltanto un problema di legislazione e di chi fa le leggi.
Quindi per concludere caro Landini, impossibile non esprimere solidarietà per il vergognoso assalto subito dal suo come da altri sindacati, ma cortesemente basta con la retorica antifascista, squadrista o altro. Si finisce per far loro un regalo ed una sorta di patente di “legittimità politica” che quei criminali non meritano.
Caro Landini non basta invocare o rifarsi alle politiche del passato fascista, comunista o anarchica che sia, per coprire gesta che sono e restano criminali. Non parliamo di politiche o di fenomeno politico, parliamo appunto di fenomeno criminale che come tale va contrastato con fermezza prima dal punto di vista normativo e giudiziario poi dal punto di vista della gestione dell’ ordine pubblico e forse, dico forse, potrebbe essere un punto di partenza perché certi odiosi attacchi non avvengano mai più.
Mauro Mancini Proietti