COVID E CALCIO: RIAPRONO GLI STADI E SI TORNA ANCHE NELLO SPORT AD UNA PSEUDONORMALITA’
I campionati europei di calcio, rappresentano una sorta di spartiacque fra la fase pre-Covid e quella che, ci auguriamo, possa ben presto essere riconosciuta come post. Dopo mesi di attesa, i tifosi sono potuti tornare a godersi una partita dal vivo, pur se il numero, all’Olimpico di Roma, è stato contingentato in circa sedicimila unità. Certo, un incontro di calcio può non essere considerato un evento particolarmente significativo e degno di nota in un contesto drammatico come quello pandemico, ma, pur nel suo piccolo, è un ulteriore e positivo segnale di ritorno ad una graduale, quanto agognata normalità. Faceva un certo effetto, nei mesi scorsi, sapere che in alcuni impianti, le società avevano deciso di far sentire, durante le partite, dei cori registrati delle tifoserie che aumentavano d’intensità ogniqualvolta la squadra di casa era in fase offensiva. Lo scorso 11 giugno e nei match a seguire dell’Europeo, invece, ha sortito un pò d’emozione rivedere in Tv persone, magari variopinte, che inneggiano dal vivo i propri beniamini. D’altronde, chi è appasionato di calcio o dello sport in generale, sa benissimo che godersi lo spettacolo sugli spalti è tutta un’altra cosa che seguirlo sul divano di casa che, per oltre un anno, è stato il nostro posto in tribuna. Lo ripetiamo, l’importante è che i contagi continuino a diminuire e che si azzerino i morti, ma anche il poter sentire nuovamente i classici cori da stadio, è sintomatico del fatto che il Coronavirus faccia decisamente meno paura. Invitiamo, però, i sostenitori di qualsiasi compagine ad evitare le solite usanze becere nei confronti degli atleti avversari; bene ha fatto, ad esempio, il telecronista della Rai che, durante la partita inaugurale della nostra nazionale con la Turchia, ha stigmatizzato i ripetuti cori offensivi da parte di un buon numero di tifosi, i quali puntualmente accompagnavano la rimessa in gioco del portiere avversario dell’Italia con epiteti poco gentili… Dalle inquadrature televisive, abbiamo, peraltro, anche osservato intere famiglie naturalmente festose ed al contempo composte che sostenevano a gran voce, ma sportivamente, i nostri giocatori; belle immagini che identificano il vero amante dello sport. Insomma, gli Europei che si dovevano disputare l’anno scorso e che poi, giocoforza e giustamente, sono stati spostati nel 2021, rappresentano, come detto, un passo avanti ad ampio respiro, dato che si gioca, infatti, in undici località diverse, sparse in tanti Paesi d’Europa verso un ritorno alle vecchie abitudini che, ci auguriamo, quanto prima possano tornare completamente di moda anche nel variegato ed appassionante mondo dello sport.
Maurizio Filippini