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LE DISCOTECHE (DIMENTICATE) PROVANO DA SOLE A RIALZARSI. I DUE ESPERIMENTI CHE FARANNO DA APRIPISTA.

Mentre le agenzie battevano le ultime notizie dal Consiglio dei Ministri che si apprestava ad approvare l’ultimo decreto sulle riaperture, c’erano anche i gestori di discoteche e sale da ballo in attesa delle nuove misure volute dal Governo. Ma quando hanno letto che per i loro locali non ci sarebbe stato nessun tipo di indicazione, la delusione ha prevalso su tutto. A dirla con le parole di Gianni Indino, presidente del Silb-sindacato dei locali da ballo dell’Emilia Romagna, la sensazione è stata quella di “essere trattati come untori” perché “riapre tutto fuorché le discoteche, è una cosa vergognosa e intollerabile. E non ci vengano a dire che siamo noi la causa della ripresa dei contagi, perché non è vero”.

E così, per fugare ogni dubbio, le discoteche ci provano da sole a rialzarsi. E sperimentano due serate, con protocolli rigidissimi, per non perdere l’occasione di ripartire esattamente come tutte le altre attività economiche. Di cosa stiamo parlando? Sono due i casi che in queste ultime ore stanno facendo discutere. Il primo, il Fabrique di Milano che si prepara a riaprire la sua struttura al chiuso probabilmente nell’ultima settimana di maggio. Il secondo, la discoteca Praia di Gallipoli. L’iniziativa è firmata dalla federazione delle imprese di intrattenimento italiane e prevede che i clienti entrino nei locali con il Green pass (certificato che attesta la vaccinazione anti Covid-19, la presenza degli anticorpi o un tampone effettuato nelle 48 ore precedenti). Due eventi sulla falsariga del concerto di Barcellona, con un pubblico di cinquemila persone e solo sei casi contagio ma con forti dubbi sulla riconducibilità alla partecipazione al concerto.

L’idea del Green pass per far ripartire le discoteche è stata anche lanciata, nelle ultime ore, dal ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, in occasione della presentazione del rapporto sulla ristorazione 2020 di Fipe Confcommercio. E adesso i riflettori sono tutti puntati sul Comitato tecnico scientifico chiamato a decidere sulle linee guida e sui protocolli rigidi che i proprietari delle discoteche chiedono di valutare.

Inutile dire che non si può più aspettare. La categoria è in ginocchio, con perdite di milioni di euro. Prima dell’emergenza sanitaria, si registrava un giro d’affari annuo di 800 milioni di euro e due miliardi di fatturato, con centomila occupati. Parliamo di oltre 260 locali notturni in Emilia-Romagna, 250 circa nel Lazio, 158 in Campania, cento in Sardegna e ben 410 in Lombardia. Non sono pochi quelli che rischiano il fallimento. Mentre sono pochissimi, invece, quelli che hanno riadattato i loro spazi all’aperto per poter ripartire in attesa delle risposte che il Governo deve loro.

Adesso, la parola passa al Comitato tecnico scientifico. Anche se c’è attesa per i due esperimenti di Milano e Gallipoli che potrebbero veramente fare da apripista. Una cosa è certa. Con la stagione estiva alle porte e misure allentate, il rischio è che la mancanza di certezze sul futuro di questi locali possa generare caos, disordini e assembramenti fuori controllo. E questo non può e non deve succedere.

Irma Annaloro

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