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La cultura conta

Al cospetto dell’avvento del prof. Draghi, ho scritto un post su facebook in cui gioivo perché, al di là di tutto, con l’arrivo del predetto, sarebbe stata riposta in soffitta la regola “grillina”, recitata sino alla noia in questi ultimi anni, che possiamo sintetizzare   nella formula “uno vale uno”. Si tratta di un principio che ha legittimato persone senza arte né parte a sentirsi novelli condottieri, e che ha prodotto danni evidenti non soltanto nella politica ma nella vita di tutti i giorni, inducendo specialmente i giovani nell’errore di ritenere che la cultura e l’esperienza fossero concetti appartenenti ad un mondo oramai jurassico, soppiantati in una prospettiva futura dalla sola giovinezza e, lasciatemelo dire, in molte occasioni dalla sfacciataggine.

L’arrivo di Draghi ha modificato questa visione, attribuendo nuovamente un ruolo fondamentale, sul palcoscenico della politica così come su quello della  vita di tutti i giorni,  alla preparazione, alla cultura ed all’esperienza. Si tratta di un ritorno al passato del riconoscimento di valori che hanno caratterizzato la cultura occidentale, valori che comprendono anche quello della cristianità, dimenticato dai rottamatori di professione  in quest’epoca di pandemia, cuore anche detto valore  di quella  cultura occidentale, che non può non essere il nostro punto di riferimento per il futuro della nostra civiltà. Ed allora consiglierei vivamente ai cultori della formula “uno vale uno” di trascorrere un po’ del loro tempo leggendo un interessante libro sul tema, scritto da quel libero pensatore che era Roger Scruton, il quale nel saggio dal titolo “La cultura conta. Fede e sentimento in un mondo sotto assedio”  elogia la cultura quale “autentica causa politica, la via maestra per conservare la nostra eredità morale e per restare saldi di fronte ad un futuro burrascoso”. Auspicabile quindi un ritorno allo “studio” della cultura, anche mediante  l’approfondimento  di quei classici – Manzoni, Dante, Leopardi, Nietzsche, et cetera – che talvolta una politica di sinistra di stampo decostruzionista, intenta a delegittimare ogni autorità ed incline al nichilismo, riterrebbe opportuno sostituire con forme di cultura “new age”, di tendenza, inidonee a consentire di tramandare il nostro sapere, forme di cultura in voga anche presso ambienti ecclesiastici che, forse senza esserne consapevoli, nel glorificarle specialmente se di stampo “ambientalista”, hanno concorso a delegittimare l’uomo opacizzando ogni visione antropocentrica legata al cristianesimo. Mi auguro davvero che l’improvvisa emarginazione dei soppiantati novelli condottieri, privi di cultura, riproponga all’attenzione di tutti noi l’importanza anche in politica di una classe dirigente che sia all’altezza della sfida che un mondo globalizzato impone. Se “uno vale uno” non vale nello sport, perché avremmo dovuto immaginare che potesse davvero trovare legittimamente applicazione nell’ambito di quella complessa arte che è la politica, sostituendo la formula  che ha caratterizzato generazioni intere e l’intera civiltà occidentale: “la cultura conta”.

Silvio Pittori

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